giovedì 7 marzo 2013

Beach Fossils - Clash The Truth (Recensione)


Clash The Truth è un timelapse perfetto che riprende una New York in movimento, esattamente nel mezzo della sua gerarchia sociale. Non vede aggressività, perversione e violenza e d’altro canto non è certamente un disco sofisticato.
Il secondo album dei Beach Fossils esprime in suoni la spontaneità e il dinamismo della mid-life nella Big Apple. Il progetto di Dustin Payseur arriva in studio con una line up decisamente più stabile rispetto al lavoro precedente. Dopo aver cambiato dodici differenti drummers e tre chitarristi, i Beach Fossils si presentano come una band a tutti gli effetti, con un batterista e co-writer full-time.

Enormemente influenzato dal movimento artistico emergente di Brooklyn che oggi detta legge nella scena indie mondiale, Payseur, con l’intento di riproporre l’urgenza e l’immediatezza dei suoi live set, affida la produzione del disco a Ben Greenberg dei The Men. La scelta è certamente azzeccata. Clash The Truth è confezionato alla perfezione, scorre veloce e facile con suoni omogenei e stilisticamente impeccabili. Per conferirgli una forma ibrida, tra il bedroom DiY e una registrazione “hi-fi” Greenberg cattura batteria e basso in presa diretta e sempre nella stessa stanza, facendo assorbire al disco un suono che oscilla tra il post-punk 80’s tipicamente British e le produzioni indie-pop statunitensi decisamente più moderne e leggere. L’album si lascia ascoltare d’un fiato, dall’inizio alla fine ed è piacevolmente easy-listening.
Tra i brani s’incontra, con sorpresa, “Sleep Apnea”, una melodia acustica che rimanda addirittura ai Beatles. “In Vertigo”, invece, è un risveglio sognante che vanta Kazu Makino dei Blonde Redhead alla voce. Degna di nota la chiusura dell’album: "Crashed Out", con la sua linea sonora assolutamente cinetica e tesa nonostante la connotazione marcatamente pop.

Clash The Truth esprime esattamente ciò che vuol essere e lo fa senza sbavature. Una curiosità: durante il periodo di registrazione, lo studio affittato dai Beach Fossils è stato allagato e distrutto dall’uragano Sandy e la band s’è dovuta trasferire altrove per completare il lavoro. È sorprendente come questo non abbia minimamente influito sulla coerenza stilistica e sonora del disco. Da citare, lo splendido lavoro fatto per la cover a cura di Ryan McCardle.

Voto: ◆◆◆
Label: Captured Tracks Records


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