È nelle epoche di decadenza che
le polarizzazioni affiorano e si manifestano come contrasti: la vicenda di
Eliogabalo descritta da Artaud è un processo di sovvertimento della Storia,
finalizzato al ritorno all’Unità primigenia e al Caos dell’Indifferenziato,
tramite la pratica di una ritualità invertita in cui realizzare sino
all’incarnazione l’identità dei contrari.
Nell’uniformità formale Simona
Gretchen incanala la dinamica del conflitto, abbracciando la ripetitività
gestuale del rito nella scelta del Do minore quale unica tonalità; la
compattezza sonora è l’archetipo primitivo entro cui riportare a sintesi una
tensione dilaniata, come nell’oscuro cullare plasmato dalla reiterazione della
title-track.
Emotivamente prostrante e concettualmente
gravido, Post-Krieg si sorregge su una scrittura capace di sviscerare il
sommerso a nervi scoperti e tessuti esposti, condannata all’esattezza della logica e al rigore del
linguaggio. La forma espressiva aforistica, lucida e mai retorica, è tradotta
in un’essenzialità che distingue il suono in micro-storie: la lenta erosione di "Hydrophobia" è cadenzata da impulsi improvvisi di espansione arazionale, mentre
in "Pro(e)vocation" la corsa ritmica si affanna per poi rallentare consapevolmente,
forgiando una dialogicità antitetica alla sospettata autoreferenzialità della
comunicazione. L’inquietudine, assunta intenzionalmente quale substrato
d’esistenza, elegge la transizione a forma di vita, di fronte alla tensione
della dispersione che dilania l’unità dell’autocoscienza: l’autoestraniazione,
sistematicamente attuata nella tetra filastrocca kraut di "Everted (part I)" come
eco smarrita della voce, viene scortata in uno straniamento cinematografico
dagli archi di Nicola Manzan in "Everted (part II)". L’ultima tappa del processo
di distacco si compie nell’intreccio paranoico di voci e nell’incedere
claudicante di "Everted (part III)", in cui lo stesso percorso espressivo viene
infine sottoposto a disgregazione e ridotto a evocazione che scivola sperduta.
Il sacrificio annunciato di
Gretchen, proiezione dell’anelito faustiano al dominio sulla materia, si compie
con quest’ultima opera per mano dell’artista Simona: nelle vesti del Faust
artefice potente, decreta la fine dell’eroina tragica con un requiem di
straordinaria compiutezza, che annichilisce le velleità del contemporaneo
cantautorato, divenuto sostanza volatile di fronte a questo singolare
testamento artistico.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Blinde Proteus/Disco Dada
0 comments:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.