Probabilmente non c'avrei creduto se mi avessero detto nel lontano 2006 che quel gruppo col nome tanto strano di cui mi era finito per un mix di casualità e scelta personale in mano il primo disco sarebbe durato così tanto e fosse ancora così in salute. Non c'avrei creduto, ma c'avrei sperato. Invasion, con la sua copertina demenziale ed i titoli altrettanto folli, è stata la prima tappa di un percorso sonoro che ha visto i Gazebo Penguins smussare in parte la propria furia e passare dall'inglese all'italiano (abbandonando purtroppo titoli come “Robert Mitchum Stole My Girlfriend On The Battigia”, ma dopotutto all'uscita di Legna dicevano che era un passo necessario visto che il loro inglese faceva schifo), buttar fuori tre dischi ed una manciata di curiosi split. Ed ora tocca a Raudo, boom!
Saranno gli anni che
passano, sarà che ormai da quando avevano quindici anni sono passati
quindici anni (e a scanso di facili nostalgie ci tengono a
specificare “che bella età di merda i quindici anni”, da
“Correggio”) ma Piter, Sollo e Capra sembrano farsi più seri,
affrontano tematiche più adulte ma sempre col loro gusto spiazzante
e sopra le righe. Se già qualche pezzo del precedente Legna faceva
trasparire una certa amarezza di fondo insomma qui si va avanti sullo
stesso tono, e testi come quello di “E' Finito Il Caffè”,
“Trasloco” e soprattutto “Domani E' Gennaio” (cui si deve la
frase migliore dell'album: “Ti prego non mi dire più 'domani è un
altro giorno'/ i lunedì di Maggio sono così da 8 anni”) palesano
un disagio, sentimentale o esistenziale, solo smussato dalla musica
comunque frenetica.
Se una volta si godeva solo dei ritmi frenetici e delle continue evoluzioni dei loro pezzi ora, ancora più che nell'album precedente, si gode di testi di buon livello e assolutamente funzionali alle atmosfere create. Come ad esempio in “Non Morirò”, dove una chitarra che spara riff a ripetizione fa da perfetto accompagnamento sonoro ad una prima parte in cui il testo si dilunga sulla propria voglia di non morire, anche in maniera demenziale (“Non morirò mentre registro questo pezzo, e ne ho le prove visto che lo sto riascoltando adesso”), per poi farsi più compatta e granitica quando ci tengono a specificare con orgoglio che “se avessi avuto un'ora di più o anche solo un minuto non avrei fatto nulla di diverso”.
Se una volta si godeva solo dei ritmi frenetici e delle continue evoluzioni dei loro pezzi ora, ancora più che nell'album precedente, si gode di testi di buon livello e assolutamente funzionali alle atmosfere create. Come ad esempio in “Non Morirò”, dove una chitarra che spara riff a ripetizione fa da perfetto accompagnamento sonoro ad una prima parte in cui il testo si dilunga sulla propria voglia di non morire, anche in maniera demenziale (“Non morirò mentre registro questo pezzo, e ne ho le prove visto che lo sto riascoltando adesso”), per poi farsi più compatta e granitica quando ci tengono a specificare con orgoglio che “se avessi avuto un'ora di più o anche solo un minuto non avrei fatto nulla di diverso”.
Ma la musica? Quella ha
il loro marchio di fabbrica nel DNA, e che si passi dalla continua
ascesa sonora dell'iniziale singolo alle atmosfere
vagamente emo ma condite da bordate di potenza della mutevole
“Difetto” chi ha già avuto a che fare coi tre pinguini non può
che sentirsi a casa. Che poi l'eccellenza emozionale di alcuni brani
(“Domani E' Gennaio” su tutte) o la verve punk sbarazzina di
altri (“Casa Dei Miei” è sicuramente il brano che più di tutti
fa da filo d'unione col passato) non si riscontrino proprio in tutti
i 10 brani è un peccato veniale, dopotutto anche le meno convincenti
“Trasloco” e “Correggio” sono comunque un bel sentire in un
insieme generale che ha degna conclusione nella malinconica
“Piuttosto Bene”.
Se Legna era “una gran
pacca di Gesù”, per usare parole loro, non so trovare termini per
definire questo Raudo, che fa meglio da ogni punto di vista. I Gazebo
Penguins invecchiano come il buon vino, mantenendo inalterate quella
verve cazzara che mi li aveva fatti adorare fin da subito e l'energia
sonora fra punk e post hardcore che fa muovere la testa su e giù.
Però glielo devo dire: il mio preferito è ancora Invasion, sarebbe
ora che lo investissero dell'onore di album ufficiale che sentir
parlare di Raudo come del terzo album non mi va beeeeeneeeee.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: To Lose La Track
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: To Lose La Track
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