Qualche anno fa io ed il webmaster di un sito di cui non faremo il nome mettemmo su un ipotetico duo chitarra-voce di reading distorto, una specie di plagio degli Offlaga Disco Pax (lui parlava con la stessa indolenza) con testi improbabilmente violenti e chitarra suonata male da me, che prendevo influenze a caso da colonne sonore come quelle di Cannibal Holocaust, Lo Squalo e Blood Simple (vi ho messo in difficoltà con l'ultimo eh?). Perchè racconto questo oscuro e misconosciuto episodio musicale dell'underground vigevanese? Perchè la mia idea di riutilizzare colonne sonore e ricamarci su qualcosa (per fare da accompagnamento alla storia di una moglie che cerca di ammazzare il marito mettendogli il valium nelle brioche a colazione con l'aiuto dell'amante ad esempio, grazie Cronaca Vera per le ispirazioni) è stata ripresa dagli Il Capro, poker di strumentisti di Foligno che però ha una cosa in più rispetto ai [Progetto Morosa] (sì, ci chiamavamo così): sanno suonare e hanno idee migliori.
In meno di un quarto d'ora il gruppo espande e reinterpreta in
modo ancora più sulfureo i temi di Psycho (in due parti), Lo Squalo
e Rosemary's Baby, mischiando il prog col metal e aumentando a
dismisura il livello di inquietudine che le pellicole potevano creare
allo spettatore. Particolarmente il duo centrale “Psycho –
Prelude” e “Jaws” si rivela fonte di disagio (nel senso buono
del termine), grazie al violino e ad una tastiera stridula ed acida
che fanno sembrare il tutto come composizioni dei primi Litfiba
pompati di steroidi o pezzi de Le Maschere Di Clara che si danno allo
stoner. Sono però il breve incipit “Psycho – The Murder”,
satanica e breve progressione di accordi dal sapore doom, e
soprattutto la conclusiva “Rosemary's Baby” a lasciare il segno,
con quest'ultima che abbassa i toni e conclude il lavoro fra un
triste violino, arpeggi di chitarra e una tastiera spettrale quanto
l'atmosfera da ghost story creata.
Le Notti Del Maligno Vol.1: Il Riflesso Della Morte è un lavoro
interessante, originale e lodevole. Ha un solo difetto: dura poco.
Quattro brani per poco più di 10 minuti di durata bastano a farsi
venire l'acquolina in bocca, per dire soddisfatti “bravi, bene,
bis”, ma più in là non mi sento di spingermi per ora. Quando e se
Il Capro avrà tempo e voglia di infestare le mie notti con nuovi
incubi sonori sarò ben lieto di vedere se potrò andare oltre la
piena sufficienza che già si meritano, per ora mi limito a
consigliar loro il prossimo pezzo da rivisitare: Cannibal Holocaust.
Dai, accettate la sfida.
Per tutti gli altri, invece, godetevi il corto diretto da Federico
Sfascia che accompagna l'ep in maniera magistrale fra demenzialità,
inquietudine e citazionismo sparso: lo trovate qua sotto, guardatelo e non ve ne pentirete.
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Black Vagina
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