E' una fuga di cervelli quella che va in scena dalla rinomata ditta degli A Classic Education, una fuga per fortuna loro solo momentanea: s'è preso i suoi spazi al di fuori del progetto “principale”, se così si può dire, il vocalist Jonathan Clancy (ospite anche qui nella traccia “Sixteen”) col suo moniker His Clancyness, se la viaggia su altri lidi da qualche tempo anche il chitarrista Luca Mazzieri coi Wolther Goes Stranger. Love Can't Talk è il primo full lenght della band che ha costruito con il contributo di Massimo Colucci e Linda Brusiani, un traguardo raggiunto dopo un paio di ep e che cerca di creare un curioso connubio fra atmosfere elettroniche da dancefloor e rarefazioni sonore diafane e decisamente più ricercate.
“Darling” indica la via in
maniera autoritaria ed efficace, lasciando il beat in sottofondo per
far spazio alla tastiera e, da metà pezzo, al fondamentale sassofono
di Stefano Cristi (quarto componente dal vivo della band), ma già
dalla successiva “Your Name” i bpm si fanno più pressanti e le
tinte più scure, mentre entrano i vocalizzi di Linda a duettare col
cantato in parte in inglese ed in parte in italiano (scelta
rivedibile nel caso specifico) di Luca. “I'm Sorry”, che si
avvale pienamente della voce di Linda e del testo (non ispiratissimo)
di Alessandro Raina, aumenta la vocazione danzereccia inserendo però
efficacemente la chitarra di Luca in punti strategici che spezzano un
po' l'altrimenti fin troppo ripetitivo andazzo della canzone, mentre
“Idol” è un tuffo nelle atmosfere new wave degli anni 80, solo
leggermente ammodernate per l'occasione. “Sailor” è un
divertissement fine a sé stesso, una trentina di secondi a fare da
spartitraffico per la seconda metà dell'album che si apre col groove
contagioso di “Jesus”, trascinata da una linea di basso
ripetitiva ma efficace, diversa quasi come la notte dal giorno dalla
seguente “Sometimes”, dove il duetto di voci non rende pienamente
giustizia al tappeto elettronico arioso e decisamente estivo che le
accompagna. “Sixteen” riprende in parte quel tono altolocato con
cui si è aperto il disco, mischiandolo sapientemente con un ritmo
ripetuto ed incalzante, lasciando poi spazio all'elettronica
evanescente e al cantato riverberato di Luca nella conclusiva
“Julesdormeinberlin”, un modo bizzarro di finire quasi sfumando
il percorso musicale del disco.
E' un disco sicuramente
affascinante Love Can't Talk, ma non sempre riesce a mantenere
quell'equilibrio raro fra la vocazione dance e una ricerca sonora
minuziosa ed ammaliante. L'iniziale “Darling” rimane così
l'episodio migliore di un album che decide di fare della varietà il
suo vanto invece che della coesione stilistica, pur rimanendo nei
solchi di un'identità musicale assolutamente ben definita. I Wolther
Goes Stranger sanno quel che vogliono, e con testi più incisivi e
parti vocali più particolareggiate possono sicuramente fare di
meglio rispetto ad un esordio sulla lunga distanza positivo ma che
lascia qualche punto in sospeso.
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: La Barberia Records
0 comments:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.