Ciò che si vede e non s’osserva; si sente e non s’ascolta.
Il Movimento neodadaista “Fluxus”, nato negli anni ’60, sosteneva una piena fiducia nel fruitore e nella libera interpretazione e attuazione dell'atto creativo, all’interno di un flusso di situazioni quotidiane, di luoghi comuni smitizzati e di innovazione delle forme, dei contenuti, dei suoni, delle immagini, delle azioni.
Ecco, l’omonima band torinese, nata negli anni ’90, ne rappresenta il pretesto, ma non conferma la concessione.
Spesso, con soggettiva presunzione, sottolineiamo quanto una band sia stata sottovalutata in passato, senza magari tener conto della differenza di percezione dei messaggi, degli ascolti.
Bhe, dimenticate, pacificamente, per un attimo, questo tipo di tolleranza alle diversità di opinione: I FLUXUS sono fondamentali all’ interno di un percorso musicale storico e personale, e in pochi l’hanno capito o se ne ricordano. OGGETTIVA CONSTATAZIONE.
4/11/2013: Per rimediare, Mag Music e V4V Records sfornano un TRIBUTONE di quattordici brani reinterpretati da quattordici nomi che fanno tremare casse, amplificatori e cuffie, per un ascolto imperdibile dall’inizio alla fine. Regali bellissimi e non siamo nemmeno a Natale.
“TUTTO DA RIFARE”, un omaggio in free-download che ripercorre note e parole di alcune tracce tratte da Vita in un pacifico nuovo mondo (1994), Non esistere (1996), Pura lana vergine (1998) e Fluxus (2002).Questi citati, sono gli album firmati da Franz Goria e soci, affidati a personalità musicali che meritano consensi, a loro volta, per l’originalità e la professionalità del lavoro svolto.
Ma andiamo con ordine:
1) Majakovich–Giro di vite : In incipit, il ritratto di un tempo che non è più quello degli anni zero ma che ne raccoglie tutta l’ansiosa eredità, nella voglia esasperata di evadere, rivivere, riadattarsi al meglio, avere la rivincita con la vita fuori e oltre la piatta geometria verticale delle città (di provincia). “TUTTI ERAN PIU’ GRANDI DI NOI”: incisiva e determinante affermazione a strumenti interrotti.
2) Nervature – Fensi : una versione che ricorda i Perturbazione o i Virginiana Miller, a tratti, nelle sonorità. Più pacata dell’originale; originale, a sua volta.
3) Titor – Logica di possesso: calma nei primi accordi, in climax ascendente verso uno sviluppo tutto hardcore, come da firma della band. “Non ci rimane che sognare un altro tempo, un'altra fine”.
4) Avvolte – Tutto da rifare: la “title-tribute-track”, affidata alla voce di Torelli, per altro non estraneo a collaborazioni con Goria, nella produzione di un loro lavoro; coinvolgente, determinante.
5) Marnero – Nessuno si accorge di niente: fatto su misura per loro, indossano il brano a perfezione e lo ripropongono con evidente risultato di riproduzione in loop. Esemplari, forti, bravissimi. C’è l’urgenza che li ascoltiate e facciate vostra la loro forza comunicativa.
6) Evilfish – Uomo ghignante: se ancora nessuno “è riuscito a capire di cosa stavamo parlando”, ecco il momento. Energia anarchica che non si disperde.
7) Nient’altro che macerie – Questa specie: Milano nel posto, grande scoperta, affetto spropositato per questi tre ragazzi che mischiano abilmente l’acerbo e il fluido, a rappresentare un ennesimo manifesto musicale. Il suono è il loro, inconfondibile.
8) Gli Altri – Talidomide: qui non c’è leggerezza; il peso della morale, della denuncia, delle considerazioni sulla realtà, si esprime benissimo nei suoni forti, a rappresentare un discorso musicale al balcone della civiltà, mentre l’inettitudine dell’ascoltatore si smuove inevitabilmente.
9) Mrozinski – Una splendida giornata di luna: qui l’ascolto si fa interessante, particolare.
Il Movimento neodadaista “Fluxus”, nato negli anni ’60, sosteneva una piena fiducia nel fruitore e nella libera interpretazione e attuazione dell'atto creativo, all’interno di un flusso di situazioni quotidiane, di luoghi comuni smitizzati e di innovazione delle forme, dei contenuti, dei suoni, delle immagini, delle azioni.
Ecco, l’omonima band torinese, nata negli anni ’90, ne rappresenta il pretesto, ma non conferma la concessione.
Spesso, con soggettiva presunzione, sottolineiamo quanto una band sia stata sottovalutata in passato, senza magari tener conto della differenza di percezione dei messaggi, degli ascolti.
Bhe, dimenticate, pacificamente, per un attimo, questo tipo di tolleranza alle diversità di opinione: I FLUXUS sono fondamentali all’ interno di un percorso musicale storico e personale, e in pochi l’hanno capito o se ne ricordano. OGGETTIVA CONSTATAZIONE.
4/11/2013: Per rimediare, Mag Music e V4V Records sfornano un TRIBUTONE di quattordici brani reinterpretati da quattordici nomi che fanno tremare casse, amplificatori e cuffie, per un ascolto imperdibile dall’inizio alla fine. Regali bellissimi e non siamo nemmeno a Natale.
“TUTTO DA RIFARE”, un omaggio in free-download che ripercorre note e parole di alcune tracce tratte da Vita in un pacifico nuovo mondo (1994), Non esistere (1996), Pura lana vergine (1998) e Fluxus (2002).Questi citati, sono gli album firmati da Franz Goria e soci, affidati a personalità musicali che meritano consensi, a loro volta, per l’originalità e la professionalità del lavoro svolto.
Ma andiamo con ordine:
1) Majakovich–Giro di vite : In incipit, il ritratto di un tempo che non è più quello degli anni zero ma che ne raccoglie tutta l’ansiosa eredità, nella voglia esasperata di evadere, rivivere, riadattarsi al meglio, avere la rivincita con la vita fuori e oltre la piatta geometria verticale delle città (di provincia). “TUTTI ERAN PIU’ GRANDI DI NOI”: incisiva e determinante affermazione a strumenti interrotti.
2) Nervature – Fensi : una versione che ricorda i Perturbazione o i Virginiana Miller, a tratti, nelle sonorità. Più pacata dell’originale; originale, a sua volta.
3) Titor – Logica di possesso: calma nei primi accordi, in climax ascendente verso uno sviluppo tutto hardcore, come da firma della band. “Non ci rimane che sognare un altro tempo, un'altra fine”.
4) Avvolte – Tutto da rifare: la “title-tribute-track”, affidata alla voce di Torelli, per altro non estraneo a collaborazioni con Goria, nella produzione di un loro lavoro; coinvolgente, determinante.
5) Marnero – Nessuno si accorge di niente: fatto su misura per loro, indossano il brano a perfezione e lo ripropongono con evidente risultato di riproduzione in loop. Esemplari, forti, bravissimi. C’è l’urgenza che li ascoltiate e facciate vostra la loro forza comunicativa.
6) Evilfish – Uomo ghignante: se ancora nessuno “è riuscito a capire di cosa stavamo parlando”, ecco il momento. Energia anarchica che non si disperde.
7) Nient’altro che macerie – Questa specie: Milano nel posto, grande scoperta, affetto spropositato per questi tre ragazzi che mischiano abilmente l’acerbo e il fluido, a rappresentare un ennesimo manifesto musicale. Il suono è il loro, inconfondibile.
8) Gli Altri – Talidomide: qui non c’è leggerezza; il peso della morale, della denuncia, delle considerazioni sulla realtà, si esprime benissimo nei suoni forti, a rappresentare un discorso musicale al balcone della civiltà, mentre l’inettitudine dell’ascoltatore si smuove inevitabilmente.
9) Mrozinski – Una splendida giornata di luna: qui l’ascolto si fa interessante, particolare.
10) Dogzilla – Immagine di un cane enorme: ruvidissima versione, l’attenzione non cala nello svolgersi. Onomatopeiche presenze per un “animalismo musicale” amplificato a dovere.
11) Chambers – Le cose non cambiano mai poi cambiano in un minimo limite di tempo: Le grida che riempiono l’aria: esattamente. Se tutto era vuoto, prima, ci pensano i Chambers a far cambiare ulteriormente “le cose”, e riempiono l’intervallo tra la decima e dodicesima traccia. Altro gruppo di rilievo in questo “panorama” indipendente italiano, che “diventa un uragano”.
12) Miriam Mellerin–Lacrime di sangue: noise da Pisa. Chiari, decisi.
13) Mastice–Vita in un pacifico nuovo mondo: atmosfera cupa, ruvidi e distorti suoni. Fabio e Riccardo fanno un ottimo lavoro in due. “Devi produrre, devi inventare”.
14) Heisenberg–Giro di vite: si conclude questo ascolto, ma nella ciclicità degli eventi continua e rimane, e riparte; fin qui l’ascoltatore si è sorpreso, è diventato consapevole; ne analizza i contenuti, riascolta. Assimila. Una grande versione questa. Un’altra.
Si spera che tutto questo sia servito a scoprire nuovi suoni, nuove realtà, e a rispolverare il grande monumento che è la produzione intera dei Fluxus. La musica, la diffusione libera della cultura, serve soprattutto a smitizzare il tempo e a permettere, in ogni momento, di riscattarsi dagli errori e dalle dimenticanze.
La musica è proprio una cosa bella.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Mag-Music Productions / V4V
Il tributo è in free download qui e di seguito lo ascolti:
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