Un dodici pollici in vinile
trasparente inciso su un solo lato e i colori freddi che trionfano sulla
penombra della foto di copertina: i Dags!, transfughi da note formazioni della
recente storia emo italiana, quali Minnie’s, Wendigo e Verme, esordiscono con
un EP carico di promesse, fortunatamente non disattese. L’impronta
melanconicamente solipsistica, annunciata dalle scelte estetiche del lavoro, è
compiutamente confermata dalla direzione sonora, che punta con convinzione
verso un disilluso emocore genuinamente 90s; da quel decennio proviene il
timbro vocale che inaugura il lavoro in I don't know if you understand my
analogy, but it's the clearest one I can make:
sulle prime intima – ma non intimista – su uno strumming che, se fosse
appartenuto a qualche band delle coste USA, sarebbe stato oggetto di snervanti
tentativi di emulazione sulle nostre chitarre acustiche, la voce poi si sposta
tra l’insinuazione nasale e un’affermazione determinata di personalità affine
al Jeff Buckley meno manierista e più rabbioso. La prima traccia cresce in un
insieme improvvisamente fragoroso e poi si arresta ed erompe ancora,
assecondando gli ingranaggi di un meccanismo efficientissimo; si celebra la
bassa fedeltà nell’interludio di I have seen the truth, and it doesn’t
make sense, che introduce un handclapping
inatteso quale apertura alla voce filtrata. Your rent should not
exceed a week of your monthly wages
rispetta i canoni del genere con un’intenzione straniata e fuori dal tempo,
sebbene pochi, disseminati elementi innalzino il risultato sopra la media,
anche grazie all’efficacia della formula power trio, insita nella
stratificazione compatta; gli ultimi cinquanta secondi sono abbandonati in
balia di una coda di quiete complessa, increspata dal drumming lontano. Le
variazioni ritmiche di With so many signatures, you could make a
petition lasciano sapientemente la voce in
solitudine, ad acuire il senso di gravità emotiva; dalla metà, si profila un
incalzare destrutturato, prima scarno, poi ricompattato e infine dissolto negli
arpeggi. ...And then they crashed against technology, did that hurt? dimostra come finalmente la lezione di Spiderland abbia attecchito anche sulle sei corde della nostra
penisola: la ricetta di stasi, espansioni e pause, arricchita dagli armonici
che si intravedono come minuscole luci lontanissime, è declinata in un
temerario strumentale, prima che la perentoria tromba del giudizio apra a un
coro liberatorio.
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: To Lose La Track/ Neat is
Murder Records
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