mercoledì 4 marzo 2015

Un Giorno Di Ordinaria Follia - Rocknado (Recensione)

Avete mai visto Un giorno di ordinaria follia? Nell'altalenante carriera di Joel Schumacher è probabilmente il miglior film del lotto, con un Micheal Douglas antieroe della vicenda alla migliore interpretazione della carriera. Avete mai visto Sharknado? Io no, ma ammetto che mi incuriosisce parecchio quello che è il b-movie per eccellenza degli ultimi anni, dove gli squali volano su Los Angeles catturati in mare da un tornado. Avete mai letto qualche graphic novel di Frank Miller? Fatelo, soprattutto Il ritorno del cavaliere oscuro. Perché tutte queste suggestioni che non c'entrano niente con la musica nella recensione di un disco? Perché Un Giorno Di Ordinaria Follia hanno deciso di chiamarsi questi 5 rockers. Il titolo Rocknado è un chiaro omaggio alla delirante pellicola con protagonista lo Steve di Beverly Hills 90210 e la copertina è un altrettanto evidente omaggio al disegnatore e regista di cui sopra. Un mare di citazioni, basteranno per rendere affascinante anche la loro musica?
Di sicuro quel che non manca alle sette tracce di Rocknado è la grinta. E' un hard rock venato di qualche sfumatura stoner quello che propongono gli UGDOF (l'acronimo è più comodo, scusate), in cui gli elementi più granitici scaturiscono dal riff incalzante di “Hipster Killer” e dall'iniziale “Polar”. Non c'è spazio per ballad nelle intenzioni della band, anche se la sensualità fa capolino assieme a sonorità più tranquille in “Cotton Club”, e si tira quindi dritto con molto testosterone per i poco più di 20 minuti di durata del disco, passando per la velocità della scatenata “The Fonz” (citazione del Fonzie di Happy Days? Molto probabile) e per qualche sonorità vagamente space rock (qualcuno ha chiamato in causa i Monster Magnet?) nella conclusiva “La Città Del Peccato”. Tanta carne al fuoco, vero, ma tutta l'energia profusa non riesce a togliermi la netta sensazione di trovarmi di fronte a qualcosa di già sentito in tutte le salse. Non aiutano i testi (cantati però in maniera ineccepibile dalla bella e grintosa voce di Tony “Il Reverendo” Fumara), in cui tutti gli stereotipi di genere vengono fuori, dalla spocchia di chi si sente più figo degli altri (“Cazzo guardi c'è poco da sorridere, se io fossi in te non mi farei vedere più” recita “Polar”, mentre in “Hipster Killer” è fin troppo facile trovare uno sterile attacco alla categoria citata nel titolo) alla sensualità da trombeur de femme navigati che emerge dagli immancabili 'baby' di “Cotton Club”, finendo con l'elogio dei vizi della conclusiva “La Città Del Peccato” (elogio della Sin City Milleriana? Se sì non ne rende le atmosfere)...e se tralascio “The Fonz” è solo perché lì le influenze del testo sono probabilmente derivate dal personaggio da cui (probabilmente) prende ispirazione il pezzo.
Pur lodando l'energia che i sette brani di Rocknado mettono in mostra non mi sento di promuovere gli UGDOF, appesantiti da troppi stereotipi di genere sia a livello musicale che di testi. Un'ottima tecnica ed una voce grintosa ed assolutamente adatta alle atmosfere concepite nell'album bastano a renderli un ascolto consigliato agli hard rockers di tutte le età, io nella musica cerco sempre quel pizzico di originalità in più che qui non va al di là di un citazionismo spinto: magari il problema è mio, ma non posso farci niente.

Voto: ◆◆
Label: Autoproduzione

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