Avete mai visto Un giorno di
ordinaria follia? Nell'altalenante carriera di Joel Schumacher è
probabilmente il miglior film del lotto, con un Micheal Douglas
antieroe della vicenda alla migliore interpretazione della carriera.
Avete mai visto Sharknado? Io no, ma ammetto che mi incuriosisce
parecchio quello che è il b-movie per eccellenza degli ultimi anni,
dove gli squali volano su Los Angeles catturati in mare da un
tornado. Avete mai letto qualche graphic novel di Frank Miller?
Fatelo, soprattutto Il ritorno del cavaliere oscuro. Perché tutte
queste suggestioni che non c'entrano niente con la musica nella
recensione di un disco? Perché Un Giorno Di Ordinaria Follia hanno deciso di chiamarsi questi 5 rockers. Il titolo Rocknado è un chiaro
omaggio alla delirante pellicola con protagonista lo Steve di Beverly
Hills 90210 e la copertina è un altrettanto evidente omaggio al
disegnatore e regista di cui sopra. Un mare di citazioni, basteranno
per rendere affascinante anche la loro musica?
Di sicuro quel che non manca alle
sette tracce di Rocknado è la grinta. E' un hard rock venato di
qualche sfumatura stoner quello che propongono gli UGDOF (l'acronimo
è più comodo, scusate), in cui gli elementi più granitici
scaturiscono dal riff incalzante di “Hipster Killer” e
dall'iniziale “Polar”. Non c'è spazio per ballad nelle
intenzioni della band, anche se la sensualità fa capolino assieme a
sonorità più tranquille in “Cotton Club”, e si tira quindi
dritto con molto testosterone per i poco più di 20 minuti di durata
del disco, passando per la velocità della scatenata “The Fonz”
(citazione del Fonzie di Happy Days? Molto probabile) e per qualche
sonorità vagamente space rock (qualcuno ha chiamato in causa i
Monster Magnet?) nella conclusiva “La Città Del Peccato”. Tanta
carne al fuoco, vero, ma tutta l'energia profusa non riesce a
togliermi la netta sensazione di trovarmi di fronte a qualcosa di già
sentito in tutte le salse. Non aiutano i testi (cantati però in
maniera ineccepibile dalla bella e grintosa voce di Tony “Il
Reverendo” Fumara), in cui tutti gli stereotipi di genere vengono
fuori, dalla spocchia di chi si sente più figo degli altri (“Cazzo
guardi c'è poco da sorridere, se io fossi in te non mi farei vedere
più” recita “Polar”, mentre in “Hipster Killer” è fin
troppo facile trovare uno sterile attacco alla categoria citata nel
titolo) alla sensualità da trombeur de femme navigati che emerge
dagli immancabili 'baby' di “Cotton Club”, finendo con l'elogio
dei vizi della conclusiva “La Città Del Peccato” (elogio della
Sin City Milleriana? Se sì non ne rende le atmosfere)...e se
tralascio “The Fonz” è solo perché lì le influenze del testo
sono probabilmente derivate dal personaggio da cui (probabilmente)
prende ispirazione il pezzo.
Pur lodando l'energia che i sette
brani di Rocknado mettono in mostra non mi sento di promuovere gli
UGDOF, appesantiti da troppi stereotipi di genere sia a livello
musicale che di testi. Un'ottima tecnica ed una voce grintosa ed
assolutamente adatta alle atmosfere concepite nell'album bastano a
renderli un ascolto consigliato agli hard rockers di tutte le età,
io nella musica cerco sempre quel pizzico di originalità in più che
qui non va al di là di un citazionismo spinto: magari il problema è
mio, ma non posso farci niente.
Voto: ◆◆◇◇◇
Label: Autoproduzione
Label: Autoproduzione
0 comments:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.