Disco d'esordio per Il Vuoto
Elettrico, gruppo bergamasco che prende il nome da un album dei Six
Minute War Madness e che con Virale non fa niente per nascondere
quali siano le coordinate musicali: noise ed una punta di post
hardcore, fra la band che omaggiano nel nome e gente tipo gli One
Dimensional Man, giusto per rimanere in ambito italico.
La title track si rivela niente
più che un incipit strumentale (o meglio rumoristico), ma lascia
presto spazio alla cattiveria delle chitarre ed alle urla di Paolo
Topa che emergono da “Il Ruolo Del Perdono”. E' proprio il
vocalist il lato più caratteristico della band, sia nel bene che nel
male: alternativamente sommerso dagli strumenti mentre strepita o
impegnato a declamare al di sopra degli stessi i suoi testi crudi e
disagiati Paolo viaggia per l'album come una scheggia impazzita,
simile nella sua isteria a quanto sentito nei 3 Fingers Guitar
(licenziati sempre da DreaminGorilla) ma con la stessa tendenza ad
un'esagerazione che a volte stona col sottofondo sonoro. Non
convincono l'eccessiva vena recitativa che butta fuori in “Il Tuo
Ego, Il Mio Crollo” (canzone dal piacevole sentore di Marlene
Kuntz), la decisione di coprire eccessivamente le sue urla rabbiose
in “Le Lacrime Di Dio” come di dare invece maggiori risalto a
quelle meno convincenti che si appoggiano sulle note di “Cibolesbico”
o “Il Labirinto Di Cani”...ma quando azzecca le parole è proprio
la voce a risultare l'elemento in più in grado di dare risalto a
brani come la cupa ed incalzante “Arianna Tace” (in cui la pecca
è forse solo quella di limitarsi a ripetere le frasi come un mantra
piuttosto che espandere l'interessante incipit) o “Asso Di Spade”,
una storia di disperazione dai toni vagamente noir magistralmente
veicolata dal sottofondo ossessivo che si sfoga nel finale in una
esplosione noise di chitarre e synth impazziti: senza dubbio il brano
migliore del lotto. Anche musicalmente vi sono luci ed ombre, visto
che brani come “Il Ruolo Del Perdono” o “Le Lacrime Di Dio”
non spiccano per fantasia creativa, ed esperimenti come le influenze
post punk che permeano “Il Labirinto Di Cani” convincono solo a
metà; meglio sicuramente il lento dipanarsi fra accelerazioni
improvvise e parti di noise spinto della conclusiva “Jean”, ed un
plauso va alla versione trasfigurata ed efficacissima di quella
“Emilia Paranoica” resa più malevola ed inquietante di quanto il
buon Ferretti non riuscisse a fare ormai 30 e passa anni fa (merito
anche dell'aiuto vocale di Manuel Cristiano Rastaldi dei Zidima).
Ne è passata di acqua sotto i
ponti da quando il noise ha cominciato a fare proseliti nella nostra
penisola, ma tutta questa acqua non rende gli Il Vuoto Elettrico
banali nella loro proposta: è la mancanza di una direzione coerente
quella che spiazza, come se la band bergamasca avesse voluto provare
tante soluzioni diverse nell'indecisione della direzione verso cui
puntare. Rimangono impressi alcuni episodi folgoranti, quelli da cui
mi auguro ripartano per un nuovo capitolo meno ondivago e, almeno
vocalmente, meno afflitto da eccessi di protagonismo spesso poco
efficaci. Un plauso infine alla cover del disco, inquietante ed
affascinante allo stesso tempo.
Label: DreaminGorilla
Voto: ◆◆◆◇◇
Voto: ◆◆◆◇◇
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