giovedì 24 marzo 2011

Pitch - Comme Un Flux (Recensione)

-Anni '90. Boom del 'rock alternativo', se così lo vogliamo chiamare, italiano. Etichetta simbolo di quel momento è la Vox Pop che ha sotto contratto band del calibro di Afterhours, Casino Royale, Ritmo Tribale.. In seguito entrano a far parte del roster dell'etichetta, grazie ad un interessamento del sempre presente Manuel Agnelli, i (P)itch.

-2004. Dopo essersi sciolti nel 2001, con alle spalle due dischi di rock-pop/punk, di cui uno sotto BMG, contraddistinti da un cantato in italiano, si riformano i Pitch. Della formazione originale è rimasta solo la bella quanto brava e carismatica leader, Alessandra Gimondi, accompagnata in questa 'nuova' avventura da Luca Bandini e Christian Amatori alle chitarre e da Nicola Rambelli alla batteria. Da quel pop-punk di cui parlavamo prima si passa ad un'alternative-shoegaze con cantato in inglese. Il risultato è 'A violent dinner' uscito nel 2007.

Dopo questa giusta e quantomeno doverosa introduzione passiamo a questo secondo lavoro dei Pitch, se consideriamo la seconda vita della band, ''Comme un flux''. Premetto, per l'ennesima volta, che in questo periodo mi stanno passando per le mani-trovo in giro-mi consigliano-leggo di miriadi di gruppi di indie-grunge-shoegaze-alternative-quello che volete. Il problema è che ormai puntualmente ciò con cui alla fine mi ritrovo è sempre la stessa minestra riscaldata, spesso anche male, fatta quasi in fretta ma condita con tracotanza, e preannunciata da descrizioni mirabolanti. Questo non è sicuramente il caso dei Pitch. Cazzo ragazzi, questo è un album! Ispirato, passionale, curato ma sopratutto per quanto sia possibile in un album di un gruppo che si rifà a un certo shoegaze, variegato. Non c'è bisogno di parole, presentazioni, grandi annunci o quant'altro, basta la voce di Alessandra, bellissima, particolare, con veramente niente da invidiare a certe voci anglosassoni o americane, giustamente al centro di uno spettro sonoro curatissimo, in cui le due chitarre si rincorrono si intrecciano, si allargano e i suoni vanno tra di loro a scontrarsi-sommarsi evidenziando arrangiamenti, e produzione, curati in maniera perfetta. E' un flusso di suoni continuo, giusto sunto di quello che ci troviamo ad affrontare/ascoltare, cioè una trasformazione/evoluzione. Se i primi (P)itch potevano infatti essere ricollegati ai Prozac+, questi nuovi Pitch mi fanno tornare alla mente 'Dividing Opinions' dei Giardini di Mirò (ed è un complimento da parte del sottoscritto che letteralmente ama quell'album). Questo album è un piccolo capolavoro.. di stile. E' musica al massimo livello, è uno di quei dischi, da avere assolutamente, e che ti viene voglia di mettere su, buttarti sul letto e chiudere gli occhi (cosa quantomeno strana e sempre meno naturale nella mp3-generation), lasciandoti trasportare da queste atmsofere oniriche e sospese.

Particolare importante, e che mi rende molto felice, è il fatto che la produzione di questo gioiello è frutto della collaborazione tra la Pocket Heaven Records e la DeAmbula Records, l'etichetta indipendente portata avanti con grande passione e sacrificio da Marco Campitelli, storico leader dei Marigold, in quel di Lanciano.

Per info: http://www.deambularecords.com/artists/pitch


Label: Deambula Records

Voto: ◆◆◆◆◇




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