martedì 24 luglio 2012

Dario Margeli - Testa (Recensione)

Qualche mese fa un anonimo commentatore del mondo youtubiano definì l’ultimo singolo degli Amor Fou quale l’incontro tra Battiato e gli M83; mi riservo la possibilità di reiterare la sua singolare definizione dicendo che il lavoro d’esordio del compositore e cantante Dario Margeli ‘Testa’ rappresenta di conseguenza l’incontro tra Battiato e gli Eiffel 65 (condito con una flemmaticità tutta alla Renato Zero). Il che non comporta necessariamente lo storcere il naso, bensì si risolve in un’opera unica nel suo genere – di certo unica nel panorama musicale italiano.
Margeli è il fautore di un sincretismo ameno, fatto di spezzoni-segmenti di frasi ricordi o mormorii dell’inconscio riadattati in musica in un vortice che poco invidia ad un flusso di coscienza joyciano. Il richiamo a Battiato è fortissimo, in primis nel suo riferirsi a spietati padroni ( ricordandoci la mano di Franco), o nel passare da una lingua all’altra, inglese come spagnolo  (Nada Tiene Tanta Importancia è la versione catalana di Niente Importa Tanto); non copia però la costruzione ardita e sempre ben riuscita del maestro, ma concentra forti immagini in elaborazioni brevi e d’impatto. Il tutto, poi, immerso in una buona soluzione al sintetizzatore – e proponendo il remix di BitBear per ben tre singoli.
Che sia il nuovo Battiato o meno, l’opera prima di Margeli, che già girava per il web attraverso i suoi singoli, parla una lingua tutta sua (anche grammaticalmente, a volte). Il suo è il lamento dell’uomo schiavo della routine del lavoro ripetitivo, re iterativo nelle sue attività servili e prettamente burocratiche. Un tran tran che da’ vita ad un canto solitario che ha sede nell’inconscio, quello di una mente repressa ma lucida nella sua repressione tanto quanto una vittima del sistema Orwelliana. Se Buongiorno Fino A Quando Servo è un lampante estratto della quotidianità avvilente dell’impiegato ordinario, Somebody Pull Me Up potrebbe benissimo essere l’inno dal sapore vagamente spartachiano del sabato sera dance ( specialmente nella versione remixata, poi ). “Che orrore venire a chiederti le ferie a te figlio di uomini influenti è il grido di battaglia del mondo lavorativo delle scrivanie e dei pc roventi". Un disco da ascoltare, infine, anche solo per comprendere che qualcosa di pregnante (o anche solo disturbante dei nostri bei pensieri della sera) c’è, ed esiste, ed è forte. E non è la semplice sgrammaticatura dei versi.

Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Autoprodotto

4 comments:

Unknown ha detto...

Spero che voi che avete scritto questo post perdiate il lavoro e siate dimenticati insieme a questa immondizia musicale (cit.)

vasqua ha detto...

Imparasse l'italiano questo analfabeta prima di cacare dalla bocca

Anonimo ha detto...

Grazie per questa recensione ... Buon lavoro!

er diggio ha detto...

come detto dai miei illustri colleghi è solo merda.

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