Nicolas J. Roncea, cantautore sotto l'ombrello del folk minimale e del culto di Elliott Smith, dopo gli ottimi riscontri di “Old toys” (2012) in cui le collaborazioni si sprecano (membri di Verdena, Perturbazione, Marta sui tubi e Africa Unite) torna allo scoperto con questo “Impossible Roncea”, la cui genesi diverte e trasmette senza tanti giri la vocazione sincera alla musica d'un cantautore che mi porta a dichiarare in premessa la personale idiosincrasia verso una patina “furbetta” che riveste spesso canzoni precedenti alla qui presente opera: il cantato (e pure lo pseudonimo) in inglese e una voce che talvolta sfuma in un melodismo mellifluo e inconsistente, fine a se stesso.
Se la scelta dell'inglese è
confermata in questo nuovo capitolo, sulla voce viene effettuato un
interessante lavoro di tessitura di borbottii elettronici e storpiature
rumoristiche alla The Books, che sposta l'asse sul versante della Folkotronica
e dei collage di nenie cantautorali che non suonano più lisce e prevedibili, ma
spiazzano ed emozionano nella cura dei dettagli e delle sottrazioni alla
linearità dei brani, oggi rese possibili da una maturità compositiva che non
coincide più necessariamente col proprio miglior pregio, il talento melodico,
che certo non fa difetto a Roncea.
In “This Is Not My Bed” tutto
questo appare chiaramente: sovraincisioni che si sovrappongono, ticchettii
brulicanti ed echi vocali, sdoppiamenti melodici e ritmici, ed in cui la voce
impennandosi, diffondendosi in tutta la maglia della canzone per poi svanire,
sembra mimare la prova d'una adeguata configurazione acustica del sistema audio
d'un qualsiasi PC, conferendo tutta la profondità sonora che il disco avrà per
i brani successivi. “Play Your Song”, ancora una nenia folk incatanta e
sospesa, si dota degli stessi mezzi con intenti più dichiaratamente
interlocutori, che ci conducono alle nuove e più tese sovraincisioni di “Ten
Lies”, un brano più acre e fitto di tensione cantautoriale che poi si risolve
in una nuova sospensione musicale.
“Tutto Andava Bene” increspa ancora più massiciamente le linee nervose
già comparse nel precedente brano in un climax che però non convince troppo
singolarmente, assai di più se inserito in un disco che non intende essere una
esperienza monocorda e monotona, riuscendoci peraltro benissimo. Ed eccoci
infine nel fiore più colorato e profumato del lotto, “All Jazz Era”, in cui
tutti gli elementi di questo disco di Roncea, la libertà compositiva, la
delicatezza innata, la pluralità dei suoni, si compone in una unica armonia che
è un omaggio ai pioneri e già citati The Books e porta alla mente tutti i
crediti che il nostro deve alla discografia universale e che ha seminato nelle
precedenti tracce: Elliott Smith, Sufjan Stevens, Jose Gonzalez; in altre
parole, si pesca dal meglio del cantautorato intimista e variopinto degli
ultimi vent'anni.
Roncea descrive così la genesi di
questo disco prezioso: “Because of a problem with his left hand, in the
beginning of 2010, he was forced to stop his musical activity for some months
and he decided to make some experiments with home
recording, voices, loops and guitar open tunings. So this is "Impossible
roncea"”.
E non lo traduco, cazzi vostri e del vostro cantautore italiano
che canta in inglese. Scherzi a parte, ecco dunque come un gioco a somma zero
si trasforma potenzialmente nella strada da seguire per comporre piccoli
cristantemi musicanti che saranno assai meno fruibili dal pubblico meno curioso
di “Old Toys” ma sono autenticamente luminosi, vivaci e profumati.
A Roncea l'augurio spassionato di
infortunarsi più spesso, se questo è l'esito e poi tutto si sistema. E pensare
che quando io mi rompo qualcosa non riesco che a bestemmiare. E neppure in
inglese.
Scarica qui Impossible Roncea
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Yo! Netlabel
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Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Yo! Netlabel
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