martedì 8 febbraio 2011

Carusella - S.t. (recensione)

Se proprio in questi giorni si sciolgono i White Stripes, la proposta del duo minimale non è mai stata così fiorente come oggi. Perchè i Carusella sono in due come tanti altri progetti attuali. Tamar Aphek, una bella ragazza alla voce e chitarra e Guy Shechter un tipo con la barba alla batteria e in alcuni pezzi alla voce. Vengono da Tel Aviv e tra le loro influenze troviamo un po di tutto. Partendo dai Melvins, passando per i Jesus Lizard, citando Pj Harvey, Fugazi, Shellac, Nirvana e chi più ne ha più ne metta. Suonano come fossero in dieci, il loro rock sanguigno, energico e muscolare cerca di mantenere in ogni caso una vena pop che è quella che possiamo ammirare in brani come “Star Quality”e “Surrender”. Se cercate invece stacchi assassini e chitarre perforanti, rimettete il cd da capo e ascoltatevi la traccia di apertura “Sally” o “Hunt” che unisce funzionalmente la carica stoner a quella più dilatata tipica dello shoegaze primordiale, terminando in un arpeggio con delay, la prova di quanto matura e originale possano essere i Carusella. Un gruppo che ama suonare nella calca umana del pubblico e rendere al meglio le loro performance, pestando, sudando e spettacolarizzando i loro show. Non a caso la band ha girato molto e macinato più di 250 spettacoli nei quali ha sempre avuto un buon riscontro di pubblico. Se doveste avere l'opportunità di andarli a vedere dal vivo, personalmente consiglio di non perderveli e di partecipare anche voi al gargantuesco e brutale spettacolo di questi israeliani.

Autoproduzione
Voto:◆◆◆◇◇


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