Prima di parlare degli Ex Wave è doverosa qualche nota biografica.
Gli abruzzesi Lorenzo Materazzo e Luca D’Alberto sono cresciuti musicalmente nelle più grandi scuole di musica (Teatro alla Scala di Milano, Mozarteum di Salisburgo, Royal Academy di Londra) dove hanno acquisito una profonda formazione accademica e sviluppato, contemporaneamente, l'esigenza di dialogare con la modernità. In meno di due anni dalla loro formazione hanno già ottenuto importanti riconoscimenti: nel luglio 2008 hanno aperto le date milanesi dei Deep Purple; nel giugno 2009 sono stati invitati a suonare al Palazzo Reale di Monaco di Baviera da George Michael che, dopo averli ascoltati, in un’intervista con il direttore artistico della Goss-Michael Foundation, Filippo Tattoni Marcozzi, ha dichiarato «Ex.Wave music is absolutely new, fantastic. Surrounds and captures from above». Hanno collaborato con artisti di fama internazionale come Alan Wilder (Depeche Mode) per cui hanno composto alcuni brani per archi e pianoforte, Recoil, Sara Lov (Devics) e Astrid Young, Mike Garson (pianista e arrangiatore storico di David Bowie e Smashing Pumpkins)
Nel 2009 è uscito il loro primo album “Apri Gli Occhi” (come il celebre film di Amenàbar) che riusciva, con esiti positivi, nell'intento di ammaliare e creare atmosfere incredibili col solo utilizzo sperimentale di tastiera e violectra: una sorta di ambient del sogno in salsa classica.
Ora tornano con questo Plagiarism che sin dalla copertina collage della pop-art con annessi personaggi attuali di genere, si pone in modo ardito nell'intento di compiacere un pubblico variegato, presentando tracce e stilemi diversi, apparendo come un enorme calderone al quale la connotazione pop giunge come ad indicare la musica che ascolta il popolo, la musica delle masse e non quella leggera. Diciotto tracce (decisamente troppe) che variano tra intermezzi strumentali e digressioni di genere. Dopo svariati e decisamente ostici (causa sopratutto la lunga durata) ascolti, ciò che si evince da questo Plagiarism è un senso di spaesamento e negativa sorpresa, di una band dalle eccellenti qualità tecniche che anziché approdare a prodotto sperimentale come si vorrebbe, continua a sperimentare in modo però fin troppo caotico e straniante (vedi la rivisitazione quasi dark wave di Poker Face di Lady Gaga) miscelando in modo convulso, senza alcun criterio particolare, generi diversi alternati a intermezzi che, oltre a spezzare l'ascolto, rendendolo discontinuo, fanno apparire a tratti “Plagiarism” come un'opera confusionaria e inconcludente. Invero si riveleranno le tracce strumentali, sulla scia dell'album d'esordio (vedi le“Ex”) quelle maggiormente apprezzabili. Brani come “Madonna loves Teramo but not the Pop(e)” o il singolo “Glenn Gloud Is Alive”, puntano su un'elettronica piuttosto inflazionata che spinge, con una forte carica dance, principalmente a far muovere i corpi. L'ospitata di Astrid Young (sorella del noto Neil) in “Wonderland” è uno dei pochi spiragli di luce all'interno di un album che inesorabilmente si insinua a metà strada tra un pubblico di nicchia e uno mainstream, probabilmente senza riuscire a soddisfare nessuno dei due. Echi di certi Depeche Mode si colgono nella rivisitazione di “My Body is a Cage” degli Arcade Fire o in “The Dope”. I sintetizzatori di “Luminol” martellano la mente mentre ci viene rappato contro “Use your body like a microphone, take your sound to take control”. Degne di nota, oltre all'epica e carica di pathos title track, sono la tripletta verso la fine di “Electrocrazy” (senz'ombra di dubbio il brano più riuscito e interessante con il suono acustico del piano distorto a mò di chitarra) “Circle Circus” (con le sue strutture trascinanti e labirintiche) e “Supernova” semplificazione dell'unione che fu alla nascita del progetto Ex Wave, tra mondo acustico ed elettronico. Tale unione se volta verso lidi inesplorati o anche solo caratteristici e maggiormente personali, potrebbe rendere il duo abruzzese uno dei progetti più solidi e interessanti dell'intero panorama. Il limite di questo disco è l'alternanza di momenti interessanti ed altri che, quando non annoiano o fanno storcere il naso, lasciano indifferenti. “Plagiarism” pur nascendo dal concetto di studio attorno alla musica mainstream, radiofonica e spesso di valore puramente tendenziale, non riesce ad essere insieme lavoro di “denuncia” e opera matura e sperimentale, suscitando in molti momenti tedio e indifferenza. Una ricerca concettuale maggiore, affiancata a sonorità e stilemi facilmente riconducibili al duo abruzzese e quindi caratteristici, avrebbero potuto rendere questo secondo album qualcosa di veramente unico ed importante, ricordando che quando parliamo di Luca D'Alberto e Lorenzo Materazzo, ci troviamo davanti a due grandi maestri che, a mio parere, devono ancora imboccare la strada giusta per lasciare un segno concreto.
Label: Sony Music
Voto: ◆◆◇◇◇
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