Il connubio tra Amaury Cambuzat (Ulan Bator), Pier Mecca (F.I.U.B.) e Diego Vinciarelli (Sexy Rexy) giunge, dopo il precedente The Science of Chaotic Solutions (divenuto qui sottotitolo al progetto), al secondo capitolo con 1975.
Chaos Physique è l'alchimia di tre artisti dalla carriera esemplare ed in grado di spaziare tra i generi a loro affini meglio di chiunque altro, nel trovare una sintesi funzionale ad una musica che riesca a creare caos con classe, sperimentazione con fruibilità. Nove brani che su fondamenta post-rock alternano psichedelia, kraut, primordialità tribale e martellanti visioni acidule. L'apertura lisergica di "Intuition" immette in un immaginario collettivo preso in prestito da presente e passato, quel 1975 che si staglia in copertina. I toni eterei e febbricitanti, di "Moving Your Hair" vengono scansati dall'obliante e marziale title track in salsa post, mentre "Capt Ain Boom" lascia emergere una compromissoria vena avant blues (spettro dei F.I.U.B. di mr. Mecca?) a la Grinderman, alla quale seguono l'approdo in zona post-punk di "Analphabet City", i battlesiani di "Bunga Bunga" (citazionismo d'attualità) e il rumorismo di "Chainsaw Beauty" (motosega di Jean Herve Peron leader fondatore dei Faust). Sulla coda finale l'ecletticità wave di "Electric Dreams" e la catarsi decostruttivista noise della lunga ed anarchica "Long Running Train"
L'abum è stato registrato in presa diretta, come si voleva una volta, sotto direzione artistica e missaggio di Cambuzat e masterizzato successivamente da Alberto Ferrari (Verdena) all' Henhouse, aspetti da citare per poter meglio comprendere la grande qualità riversata in una prova sublime per gli amanti delle sonorità anticonvenzionali.
I Chaos Physique con 1975 si confermano parte di quella limitata cerchia di band che l'Italia non merita; troppo anticonformisti e sperimentali nel riprendere filoni passati in penombra nella storia e riadattarli con stile e grande intraprendenza. Un progetto che, con 1975, potrebbe aver regalato alla nostra nazione un piccolo capolavoro d'estetica empirica che, (ahinoi) con molta probabilità passerà inosservato ai più del popolo "indie" e non solo. Noi dal canto nostro ve li segnaliamo (nuovamente) e auguriamo alla band il successo che merita.
Voto: ◆◆◆◆◆
Label: Jestrai Records
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