martedì 8 novembre 2011

Dadamatto - Anema e Core (Recensione)

Dadamatto - Anema e CoreAnema e Core, terza prova dei marchigiani Dadamatto è la dimostrazione lampante di quanto l'Italia non abbia tra le sue fila solo band come il noto Circo Zen, a narrare con amara ironia e disillusione gioviale dell'urbano male di vivere. Dadamatto non spara a salve e affonda nove colpi sicuri che raschiano fin sotto la pelle. Privando il punk rock di quella ruvidezza noise delle origini viene messa a nudo una maggior vena cantautorale in un sound a metà strada tra i primi Baustelle e il Bugo lo-fi più sprezzante degli esordi. Cinismo di base sfoltito a colpi di strofe e ritornelli orecchiabili che ti sorprenderai a cantare "Devo smetterla di mangiarmi le mani. Sono 24 anni che vivo con il complesso. Che ansia far sesso nel cesso di una discoteca..." ("Anema e Core").

Una generazione senza speranza angosciata dal nulla di questi giorni, spinta ad andare avanti per inerzia e logistiche di sopravvivenza in un contesto degenerativo che non lascia scampo. Disillusione che si colloca in uno stato d'animo di perenne sconfitta con presa coscienza del bisogno di andare avanti. Sconfiggere il sistema non è facile come non lo è attuare una rivoluzione dei valori per questo si prende atto delle giuste motivazioni per spingersi oltre perchè per quanto ci costa a fatica "in fin de conti, viva la Vida" ("William Shakespeare"). "Abbiam finito per perdere" e quanto suonano (ahinoi) veritiere e sincere frasi come"Siam morti da troppi anni ormai, ma lo sappiamo solo noi…" C'è il tempo anche per una parabola politica in "Scilla e Cariddi" che, proprio in questi giorni in cui giunge notizia della bocciatura da parte dell'UE del progetto sul ponte di Messina, usa a pretesto una delle questioni di maggior discordia italiche per dimostrare che "tra il bene e il male c’è di mezzo il mare, tra il dire e il fare, la voglia di nuotare...” La filastrocca Bughiana lo-fi de "Il Cantico delle Creature" non ha nulla a che spartire con San Francesco ma vuole mettere a nudo Dadamatto sciorinando una sensibilità a ciò che ci circonda; una sorta di sospensione tra post adolescenza e maturità nella quale sembra essersi persi nel mezzo della vita "Non ho ancora 30 anni ma ora so che piangere no non è impossibile..." I toni tornano a farsi amari e più cupi che mai in un mondo fatto di smog, respirando benzina e guardando gatti che si leccano distratti sopra la tomba dei propri defunti, dove vivere non è mai stato così (falsamente) facile, quindi meglio calare il sipario ("Semaforo Rosso") salvo rialzarlo per "cogliere l'attimo", quel lontano sfavillio di felicità in quanto "tutto è compiuto" ("Il Netturbino"). Ad affacciarsi sul finale una sorta di Dente ebbro apertamente incline al sarcasmo nello svilire il senso di fastidio del quotidiano "canta che ti passa ma qui non passa più..." ("Canzone in 3D")

Prodotto da ManueleMax Stirner” Fusaroli (Red Worms' Farm, Zen Circus e Brian Ritchie) Anema e Core è una prova perfettamente dosata, dagli arrangiamenti notevoli e che mai scadono in momenti stantii. Senza tralasciare la cornice graffiante in cui vengono inserite, il vero punto di forza della band restano le liriche. Dadamatto con questa terza prova ci dona
una delle opere più genuine e testualmente interessanti dell'anno guadagnandosi un posto d'onore tra le fila dei gruppi che fanno dell'ironia ad occhi aperti il loro approccio alla musica più diretto e sentito.

Voto:◆◆◆◆◇+
Label: Face Like A Frog

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