Mister Serj Tankian ebbe vista lunga e orecchio fino, e una volta sentiti questi texani Fair To Midland indemoniarsi in un live se li accaparrò per la sua etichetta e per produrli in un percorso minato di prog-metal Fables from a Mayfly da leccarsi i baffi. Poi si cresce e si hanno sogni propri e una volta approdati alla major E1 Music arriva “Arrows & Anchors” che, anche se non è prettamente il botto in grandeur che ci si aspettava, comunque scuote e si fa materia bollente per ascolti roventi in cuffia e col loud alle stelle.
La bella voce di Darroh Sudderth mette in evidenza una dolcezza arpionata che fa slalom tra bordate, riff arcigni e momentanee apnee sorrette da stuoli di tastiere che avvampano un quadrato sonico, un ring in cui combattono sintetismi progressive e aggressioni metal rocciose, d’oscura potenza; lontano dal power heavy metal americano della dinastia Blue Oyster Cult e ancor più degli anni ottanta delle scie sanguinarie tipo Manowar, Manilla Road o Metal Church, i FTM si accostano molto al Nu-Metal - nella parte “meccanica” – circoscritto a band come System Of A Down o Deftones, e nella parte versatile sono rintracciabili “brutti ceffi” come i Rush con la bava alla bocca “Whiskey & Ritalin”, i Butthole Surfers che fanno a botte con Perry Farrel nella psicotica e ariosa “Golden Parachutes”, il tocco grunge alla Alice In Chains “Amarillo spleeps on my pillow”.
Ma crediamo veramente che anche lo zampino pazzo e fuori orbita di un iper-cromatico Mr. Bungle non sia presente tra le gengive infuocate di questa dentatura aguzza formato disco? Tana, il sofisticato quanto schizofrenico febbrone del camaleontico artista tuona, schizza e si sgola un po’ qua e la “Musical chairs”, “Hu-oh”, nascosto tra i tasti di piano in “Typoid Mary sends her best”, nei gargarismi growl & love “Rikki tikki tavi” per poi scomparire e fare posto alla celestialità insospettabile di una ballata field che ripulisce, come un soffio d’aria fresca, l’odore saturo di bruciature e pedaliere fuse che si era impossessato di tutto “The greener grass”.
Fair To Midland, una band che gronda fierezza e potenza, un dolceamaro elettrificato su cui vale la pena puntare, una band che rifonda il genere dall’interno piuttosto che quei dementi emo-core plastificati, che gonfiano più che polmoni, testicoli al prossimo.
Da scoprire con gusto.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: E1 Music
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