RKC (Roses Kings Castle) è l'acronimo dietro il quale si cela Adam Ficek, ex batterista dei Babyshambles di Pete Doherty; progetto, nato dall'esigenza di Ficek di dar sfogo alla sua vocazione per la musica pop. British Plastic, suo terzo album, presenta significative variazioni di tema all'interno della musica leggera in una congeniale e poco invasiva verve punk che incontra l'elettronica anni'80, in un connubio quanto mai riuscito di ottimo elettro-pop, a strizzar l'occhio al periodo Parklife e dar libera spinta creativa all'interno di un'ottica di sicuro intrattenimento. Il nostro Adam mette definitivamente in chiaro che l'era del britpop non è tramontata con la separazione dei fratelli Gallagher nè tanto meno con Damon Albarn intento a cimentarsi con progetti sempre più lontani dalle origini Blur. British Plastic propone, con approccio lo-fi, puramente DIY (I brani sono stati registrati nel garage dallo stesso Ficek che in quanto polistrumentista ha suonato tutti gli strumenti eccezion fatta per la chitarra solista), una tracklist godibile dal primo all'ultimo minuto d' ascolto. La chiara partenza indie pop mista ad elementi art di "These Are Days" cede il passo a momenti che continuano ad incarnare il verbo elettronico in una trama che fonde funzionalmente sensazioni in bilico tra un dj set cupo e spinto ("Here Come The Summer") e un elettropop dai toni vintage o spesso citazionali ("I Can't Say"-"Tapping") Sul tutto aleggiano le esperienze garage punk ("People and Place") deviate verso l'elettronica ("Seeds of Moscow"); i cupi decadimenti edulcorati ("If The Rain Comes"- "I Let Go"), la continua ricerca di sperimentazione che giunge al suo apice con la straniante "Cockroach".
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