Rabbia. Paura. Bisogno di riconoscimento?
L'enneatipo dei
Miriam Mellerin ha le sembianze di uno stato di angoscia comatosa, interrotto
da scatti di rabbiosa elettricità a metà tra un corto circuito e un
defibrillatore. Questo power trio pisano ipnotizza con le sue atmosfere poco
rassicuranti, con una visione della realtà che non lascia spazio a false
speranze e distrugge le illusioni nel tempo di un riff. Che siano canzoni
d'amore, come "Parte di me", o rasentino lo schifo pregresso per una
società che risuona di ingiustizie arcaiche, come "Ostrakon", chitarra,
basso e batteria si accoppiano rumorosamente dando vita a un rock che nasce e
muore un secondo prima dell'immediatezza. Le sei corde di Daniele Serani
fingono di filare dritte come un treno, ma poi si lasciano distrarre da
dissonanze ben più allettanti che il semplice rincorrere il basso di Diego
Ruschena, finendo per infrangersi sull'orlo di un attimo di silenzio. E la
spinta può generare nuove scosse come sfaldarsi in un'ipnosi di parole e
delay. Danno il meglio di loro nei testi
in italiano, carichi di speranze tradite e furia introspettiva come "Stilnovo",
un'aspra rivisitazione del buon Cecco Angiolieri.
La loro angoscia ti spinge verso
quel baratro di paure senza farti pensare che comunque, alla fine, ti butterai
da solo.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Autoproduzione
0 comments:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.