sabato 1 settembre 2012

The Dandy Warhols - This Machine (Recensione)

Da quando sono sulla “piazza”, per i The Dandy Warhols di Courtney Taylor-Taylor la definizione che più gli e stata affibbiata addosso da sciami di criticità giornalistiche è sempre stata “un piccolo-grande caso” che ha colonizzato a passo lento le frequenze radiofoniche di tutta America e terre limitrofe senza però mai sfondare a livello industriale e sul serio; certo con le mondiali hits Not If You Were The Last Junkie On Earth del 1997 e Bohemian Like You del 2001(Vodafone docet) hanno fatto soldoni a palate, ma effettivamente il loro logos rimane sempre un passo indietro le orde di band che assaltano ad ogni minuto spazi, quadrati e ring in cambio di notorietà e immagini da riempire.

“This machine” segna il numero nove della loro carriera e sinceramente la forza d’impatto all’ascolto, la bellezza del tutto, si conservano intatte ed immutate, quell’effervescente mix di Shadows, Velvet Underground e brillantini Stonesiani sono sempre lì ed in questo nuovo lavoro si mischiano con nuove peculiarietà sonore che si immergono nelle composizioni come in un matrimonio di potenza e melodia, senza divagazioni, senza falsità; dodici pezzi per un disco di febbri e brividi che infondono un ascolto di varietà tutta yankee, un approccio anche per nuovi ascolti che la formazione di Portland nell’Oregon spera di irretire, con la formula mai in scadenza di un rock alternativo con crediti verso il ponte sonoro che fa tiro tra la fine e l’inizio degli 80/90, per poter “fare razza” ancora per molto.

Senz’altro un hype-work ben riuscito, forse il più bello degli altri ma che comunque riporta un equilibrio mutevole che scioglie ogni dubbio circa la ripetitività che viene accusata da più parti del mainstream, una continuità vincente e suadente con al centro di tutto un canovaccio di libertà espressiva che culmina – per citarne alcune – nel pads onirico alla Thievery CorporationDon’t shoot she cried”, sopra gli Ottanta della nebulosa wave “Sad vacation”, attraverso l’isteria goliardica stile Morphine16 tons” o nella deriva poppyes che “I am free” e la brit ballad “Seti vs. the wow! Signal” offrono giusto quel quanto basta per fare due passetti di ballo per liberare qualche nodosità muscolare che ci portiamo dietro da settimane; si non ci sono giri di parole, un disco molto estetico e fruibile, ottimo per i buoni ascolti e per abbandonarsi al buon gusto rock.

Voto◆◆◆◆◇
Label: Naïve


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