giovedì 6 dicembre 2012

Cabeki - Una Macchina Celibe (Recensione)

Cercare di classificare in un genere un album è solitamente la prima cosa che provo a fare quando ascolto un disco da recensire, giusto per “facilitarmi” il campo per così dire. A volte non ci riesco, o perchè non capisco un cazzo del genere o perchè l'autore ha semplicemente tirato fuori dal cilindro qualcosa di difficilmente classificabile, e può capitare sia nel bene che nel male. Nel caso di Cabeki, al secolo il polistrumentista Andrea Faccioli, la classificazione è impensabile e l'effetto finale è assolutamente positivo.

Sospeso fra chitarre folk, inserti elettronici, violini struggenti ed atmosfere da film Andrea crea un mondo tutto suo, passando fra i saloon psichedelici di “Fra Elettrodi Di Seta Blu” frequentati anche da Samuel Katarro qualche tempo fa, atmosfere degne del miglior post rock in “La Diapositiva Si Ricorda”, connubi di sonorità rarefatte che evocano le immagini di malinconici vicoli parigini miste a ricordi di colonne sonore italiane degli anni 70 in “Il Necessario Ritorno”. E molto, molto altro. Lo struggente arpeggio di “Verso Il Ronzio Remoto”, unito alla tristezza evocata dai violini e da una chitarra distorta reverberatissima, cala una coltre scura sui pensieri magistralmente fatta scivolare via da un arpeggio finale solare ed assolutamente naturale nella sua evoluzione, ed è forse il vero capolavoro di un disco che fra pezzi folk che sfociano in distorsioni quasi noise (“Di Un Ingranaggio Che Si Perde”) e malinconici blues sporcati da rasoiate elettroniche in sottofondo (“La Bellezza Pura E Sterile Della Semplice Ruota”) si concede anche il finale epico di “L'Ultimo Degli Uomini”, degna della scena finale di uno spaghetti western (e che il carillon alla fine sia un modo per omaggiare indirettamente le colonne sonore di Ennio Morricone tramite un cinefilo rimando a Per Qualche Dollaro In Più?).

Un disco che prende sempre più man mano che lo si ascolta, stupiti sia dalla fantasia geniale di certe invenzioni che dalla perfetta semplicità di altre: perchè Una Macchina Celibe è un album che sorprende anche quando le cose non sono per forza stratificate, che osa con misura e capacità. E che dona sensazioni che rimangono.

Voto: ◆◆◆
Label: Tannen Records

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