venerdì 28 dicembre 2012

Il Quadro Bianco - Se Cade Cosa Importa (Recensione)

Immaginiamo una tela. Bianca.
Tutto è dipinto, tutto è da dipingere.
La chitarra inizia a suonare, straziante; ormai è partita e non la puoi fermare. Forse vorresti.
Poi inizi a gridare, come Moravia dilaniando la tela, ed esiti, riprendi,
i suoni ruvidi non ti convincono ma ti coinvolgono.
Alessandro, Riccardo e Diego sono "il Quadro Bianco", e "il Quadro Bianco" è un po' tutto questo.
"Se Cade, Cosa Importa" è il loro primo album: sei tracce suonate e cantate in un rock che definiscono crepuscolare, che è diretto, acerbo, quasi troppo orecchiabile.
Premurose parole ma rassegnate, adulte, tristi. "Non è niente", brano d'apertura, affida la sua forza alla chitarra elettrica, decisa come la voce supportata dai cori, presenti e impertinenti. Se con Canali precipitare era bellissimo e le rotte di collisione si dimostravano precise, qui la caduta non c'è, perchè scompare l'inconsapevolezza; quello che non è, che non si è, viene cancellato, in un pirandelliano smascherarsi, nudi di fronte al dolore, pronti per la "guarigione". (Io non cado più / ora che non ho più parole per me / e non mi dirai che non sono più quel che c’è per me / la mia maschera ora leverò quello che non sono io lo cancellerò - Inconsapevole).
Brano quattro: cacchio c'è pure Jacopo Lietti. Una strofa parlata preannuncia l'esplosione.
Soggetti indefiniti, come i sentimenti. "Le stanze del gigante nero" è uno di quei "pezzoni" che riascolti svariate volte, anche di seguito, per capirne il senso e buttar giù un disegno di idee, di immagini, di pensieri. Tutti abbiamo un gigante nero che ci tiene per mano,una sorta di shinigami paziente a volte, altre inopportuno, assordante.
"Torna presto", penultima esecuzione, arriva a ricordare che i nomi e i volti che t'hanno segnato sono miele, veleno e aspirina. Interminabili terapie.
Preoccuparsi era anche piacevole, quando si era in due, e tornare presto, prima che sopraggiungesse il buio, aveva i colori della sicurezza. Tutta la precarietà della vita, come quella d'un elefantino in equilibrio su una sfera, diventa una breve ma concisa lista di negazioni nel brano di chiusura: "I coinqulini del treno". Penso ad un viaggio in due, parallele situazioni, parallele prospettive, battiti cardiaci non in sincrono, sguardi che si fingono disinteressati, le paure ad allontanare le dolcezze che rimangono, la mancanza di fiducia, i comandamenti andati a farsi fottere dal principio, come se potessero risolvere qualcosa.
Già, dov'è la fiducia che rassicura il dolore, stronzo come poche cose?!
"Non è niente, Ilaria", mi dico.
C'è sempre una canzone che parla di te e un disco da ascoltare, per non cadere.
E se tutto cade, cosa importa?

Voto: ◆◆◆◇◇
label: Autoproduzione






1 comments:

Anonimo ha detto...

Se qualcuno fosse interessato, l'album è in fridaunlò dal nostro sito! www.ilquadrobianco.net Yo! IQB

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