mercoledì 20 febbraio 2013

Geistform - Data Transmission (Recensione)

La computer music,  ha rappresentato uno spartiacque, un fenomeno che, con capostipiti i Kraftwerk, ha inventato un nuovo modo di fare musica. Non parlo di computer a caso in quanto, se il lettore ha presente la discografia dei Tedeschi, e in particolare Computer world, capirà anche che ci sono molti parallelismi tra quel lavoro e questo, molto più recente ma comunque molto ancorato ad un vecchio modo, per quanto sempre attuale, di comporre questa musica. Il tema è, neanche a dirlo, la trasmissione dei dati, la musica è un misto tra rythmic noise (ma attenzione, non quella che si sente oggi per la maggiore), atmosfere robotiche ed una atmosfera talvolta ambient, talvolta no.

Geistform è Rafael Martinez Espinosa, è un artista spagnolo, non potreste mai immaginare come in Spagna si possa fare anche musica del genere, così fortemente nordica, così fortemente industriale. Niente di più falso. La sua musica porta le nostre menti lontano, molto lontano, verso una alienazione totale, versio il totale straniamento dalla realtà, è inutile citare le singole emozioni suscitate dai brani, proprio perchè qui non c'è emozione, non c'è spazio per le sensazioni, per le parole, per i pensieri, c'è solo spazio per l'annullamento all'interno del flusso comunicativo che viene stabilito in una traccia così old ma così sognante come "Telefax", dal titolo esplicativo. E' un passato che ritorna e ritorna in modo prorompente, ritorna a rapirci e a teletrasportarci nel nostro passato ma anche nel nostro futuro. Quello che ci attende è l'asimmetria, l'alienazione della opener "M-metric", proseguendo per un rumore di disturbo di frequenza che comincia ad incidere col rythmic noise di "Planck limit" e poi via via fino a un capolavoro come "Volt fields" fino ad "Hades", vero orgasmo. Si tratta della vera industrialità, di un capolavoro di un "nuovo industrialesimo" che non ha nulla dei melodismi del future pop, che non ha nulla delle atmosfere oscure e delle voci dannate della dark electro, che non ha bisogno di urlare disperatamente e spesso pacchianamente nell'aggrotech, che semplicemente ci annulla e ci rende bit, e tra questo discorso e quello delle origini della musica industriale non corre poi tanta differenza.

E' musica di protesta? Non direi, è piuttosto antimusica, quintessenza del rumore ambientale che ci porta all'interno del calcolatore raffigurato nella copertina, un mondo dove non è ancora chiaro chi domini e chi sia dominato. Cosa importa? A Rafael non importa, vuole solo astrarci dal contesto, da quello che ci circonda. La proiezione mentale del tuo io digitale.


Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Hands productions


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