lunedì 3 giugno 2013

Keet'em Murt - Filosofia Del Binario Morto (Recensione)

Punk's not dead, ce lo gridano con la loro grezza energia i Keet'em Murt, band pescarese che dopo l'esordio con un album autoprodotto alcuni anni fa tornano con questo ep di 6 pezzi. Filosofia Del Binario Morto è come un tuffo nel passato per gente come me, che ha passato svariati anni a pogare alle feste della birra del varesotto, vera fucina di band che in qualche caso hanno anche fatto il grande salto di notorietà a livello nazionale (Punkreas docet). Un tuffo nel passato fin troppo letterale però.

La canzone che dà il titolo al disco, “Filosofia Del Binario Morto”, assomiglia infatti in maniera incredibile nelle strofe ad una canzone che sbuca dalle nebbie di anni ed anni orsono, "Vizi" dei Moravagine. Non ci sarebbe niente di male se non fosse che già non sto facendo paragoni esattamente lusinghieri, e il problema sta proprio qua: i Keet'em Murt non inventano niente, e si rifanno ad un immaginario punk adolescenziale che mi ha lasciato bei ricordi, ma legati per lo più alle pogate e le serate con gli amici che non a livello strettamente musicale. Così i cori urlati come quello con cui inizia la prima traccia “Essi Vivono”, i suoni senza personalità, la voce grezza...tutti questi particolari mi ricordano gruppi di 10-15 anni fa dimenticati perchè tutti uguali tra loro, incapaci di dimostrare di avere qualcosa in più degli altri a livello di cattiveria, sonorità o testi. I testi, in realtà, non si fanno neanche disprezzare, riuscendo a parlare di bere evitando il clichè del punk ubriacone (“Tutto Ciò Che So”) e proponendo in qualche pezzo spaccati di vita ai margini piuttosto profondi, come fa ad esempio “Romeo & Giulietta”: è un peccato pertanto che la partenza sia ad handicap, visto che la critica alla società che emerge da “Essi Vivono” non è certo niente di nuovo né di minimamente approfondito, un autogol che incide però solo in parte nella valutazione di una capacità di scrittura dei testi acerba ma comunque interessante.

Filosofia Del Binario Morto esplora nei suoi 6 pezzi un po' tutto il punk italico di fine anni 90-inizi 2000, dalle suggestioni quasi Oi della prima traccia alle derive ska-punk della conclusiva “Tutto Ciò Che So” passando per le atmosfere più cupe e riflessive di “Mai Più”, ma non convince in nessuna di queste incarnazioni. Nessuno però è nato imparato (e con questa mi sono guadagnato il nobel per la letteratura) e chissà che dagli errori del presente i Keet'em Murt non riescano a tirar fuori una personalità ben definita che li risollevi dalla media: se non altro la concorrenza, per quanto ne so, è meno ampia di una decina d'anni fa.

Voto: ◆◆◇◇
Label: Autoproduzione



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