mercoledì 11 settembre 2013

Cayman The Animal - Aquafelix EP (Recensione)

E so qual è il segreto: il rock‘n’roll è uno sport adolescenziale, che deve essere praticato dai teenager di tutte le età; possono avere 15, 25 o 35 anni. Quello che conta è che abbiano l’amore nel cuore, quel meraviglioso spirito da adolescenti”. Questo asseriva convinto intorno al 1979 Calvin Johnson, eterno adolescente indolentemente sbruffone; io non posso sentenziare cosa i Cayman The Animal abbiano nel cuore né se, in fondo, ne abbiano uno. Ma l’ecocardiografia dei cinque importa poco perché, sebbene l’adolescenza per molti di noi sia innegabilmente morta da tempo, l’odore del suo corpo in decomposizione ha comunque una certa dolcezza.

L’ansia pressante è qui preferibilmente tradotta in essenzialità melodica, come nell’incipit di Cayman JR o nella frustrazione a intermittenza di "Killed by the golden gun", il cui impertinente gemito svogliato si arrotola in un’insistente cantilena che grava molesta sul guaito della chitarra; dopo la destrutturata Next "Stop Orte", l’impeto si frantuma in "I say Prévert – You say Pervert", come uno schiantarsi che implode e si accascia. La chitarra di "Here Comes The End Part II" affiora con il ronzio di un’emissione di corrente, che innesca l’indolente tormento suggellato dal vagito indolente del cantato, mentre "Donkey Man" sputa amarezza senza esitazione, nel coro da asilo per girotondi indispettiti che precede il frastornato epilogo. L’abbattuta malinconia di "Shiny Happy People Dying" slitta dall’iniziale lenta introversione a un ruvido abbandono, che naufraga in una desolata dilatazione come materia espansa tra la chitarra afflitta e l’eco strozzata della voce; lo sconforto indifferente è rovesciato nel capriccioso urlo bambino di "Rock‘n’Roll Icecream (Poor Biscottino)": l’ilare invettiva contro la lucrosa collaborazione tra Marky Ramone e i suoi amici morti evita di essere catchy per un soffio, finendo per diventare sfacciatamente "bubblegum" e convincendomi che, dopo tutto, le Converse che indosso dal liceo non sono troppo logore e sfondate.

Opportunamente, una cacofonia autodissacrante aleggia sull’intero lavoro, intervenendo a rovinare la festa con la salutare ironia che contraddistingue i Cayman: sono talmente abili nello sfuggire all’autocompiacimento, che alla fine mi chiedo se, in realtà, non sia necessario l’impegno più radicale per potersi permettere di dar l’impressione di non prendersi sul serio affatto.

Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Mothership Records/Annoying Records/Sonatine Produzioni.

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