Tempo fa, un paio d’anni all’incirca,
mi sono ritrovato fra le orecchie (direi fra le mani ma mi era arrivato solo il
promo digitale) l’ep Finta Di Niente dei qui presenti Voina Hen, e rileggendomi
quanto avevo scritto ne avevo tratto buone sensazioni. Certo è difficile fare
breccia con soli quattro brani, fra cui una cover, ed è per questo che ho
dovuto rileggermi la recensione per ricordarmi quale impressione mi avevano
fatto: due anni e molti ascolti mi avevano fatto scordare quei quattro brani, e
questo Noi Non Siamo Infinito arriva a fagiolo per darmi la spinta a non
scordarmene più.
L’energia, già non lesinata in
quell’antipasto, aumenta a dismisura nelle undici tracce del disco. Una corsa
continua fra distorsioni, urla e tanta, tanta rabbia. Rabbia nella musica, più
inquadrata rispetto all’ep e che risente di influenze emocore forse più nelle atmosfere decadenti che nel ritmo, ma
soprattutto nei testi, pieni di un pessimismo generazionale che in tanti hanno
già cavalcato con esiti spesso sterili. Anche nell’universo delineato dalle
undici tracce del disco non si può dire di trovare una grandissima originalità,
ma quello che eleva la band al di sopra della media è una capacità di scrittura
di ottimo livello: se cantare “questo mondo è una merda” come nell’omonima
traccia, oppure “siamo due soli al mondo” in Io Non Piango, non fa altro che dipingere l’ennesimo scenario
solipsistico in cui i rapporti umani sono permeati dal nichilismo più puro, è
da rimarcare come frasi quali “dov’è finita la volontà di potenza riscambiata
con un po’ di apparenza” (La Tempesta,
brano che apre il disco) denotano una cura che va al di là del semplice
ritornello urlato per fare facilmente presa su chi sguazza nel disagio
esistenziale, ed in brani come la title track Noi Non Siamo Infinito e la già edita Le Pietre tutta questa negatività riesce ad assumere quasi
connotati poeticamente eroici, pur rimarcando nella prima qualche caduta di
stile (“te lo giuro faremo un casino/ senza futuro non esiste il destino” è
tanto biecamente adolescenziale nella prima parte quanto raffinatamente
decadente nella seconda).
Il disco scorre via veloce ma in
maniera tutt’altro che banale o dimenticabile. Ci sono momenti in cui il ritmo
cala, con la già citata Le Pietre
sicuramente più meritevole della musicalmente poco ispirata Io Non Piango, altri in cui si fa strada
una vena elettronica sopita ma dall’ottimo potenziale (Questo Posto E’ Una Merda, in cui alla voce compare Luca Romagnoli dei Management Del Dolore Post-Operatorio), brani estremamente ritmati
come quella Finta Di Niente che dava
il titolo al precedente ep ed altri più rilassati come Maledizione, piagata da ritornelli piuttosto banali e da una
luminosità musicale che la fa apparire quasi fuori contesto all’interno dell’album
(un ospite alla voce anche in questo brano, ovvero Marti Stone). Anche all’interno degli stessi brani c’è una cura
degli arrangiamenti che cerca di evitare il clichè versus-chorus-verse, e se Ora Basta non convince in pieno non è certo
a causa della breve e piacevole accelerata che avviene a metà brano. Qualche
dubbio rimane sulla voce, non sempre ben amalgamata con gli strumenti: nelle
strofe di La Tempesta, poco ispirate
a livello vocale, la si sente in modo esagerato rispetto a quanto accade in
quelle della seguente Calma Apparente,
dove il mix fra la voce urlata e quella più greve non convince appieno; quando l’equilibrio
viene trovato, come nei ritornelli da cantare a squarciagola di Le Pietre, si capisce perché si poteva
fare di meglio sotto questo punto di vista.
Noi Non Siamo Infinito è, al di
là della sua confezione di album da dare in pasto ad una generazione affamata
di disagio (il titolo, che si fa beffe del recente film Noi Siamo Infinito e
relativo libro, è da questo punto di vista quanto di più esplicativo fosse
possibile proporre), un album ben composto in tutte le sue fasi, con qualche
brano capace di entrare in testa senza volerne uscire più (la title track e Le Pietre su tutte, mi chiedo come
avessi fatto a dimenticarmi di quest’ultima due anni fa). Che si sia d’accordo
o meno col messaggio della band questi sono dati di fatto innegabili, e per l’ennesima
volta mi rammarico di non avere quella mezza stella in più da dare come voto
per confermare, non solo con le parole, che i Voina Hen sono un gruppo che val
la pena di seguire attentamente.
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Maciste Dischi
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