mercoledì 31 agosto 2011

The Dad Horse Experience – Dead Dog On A Highway (Recensione)

The Dad Horse Experience – Dead Dog On A Highway coverQuesta poi ci mancava; smaltita la sbornia del cercare tanto di quel suono che fagocitava gli anni 80, e nell’aspettativa che si aprano nuove latitudini da certificare nel cosiddetto “recupero sonoro indipendente”, ci si è imbattuti in questo “losco figuro” che ci ha fatto subito innamorare di se stesso e della sua infinita voglia di comunicare – in effetti è un predicatore tedesco – musica e strambi insegnamenti senza “certificazioni divine”; il tedescone Dad Ottn, al secolo The Dad Horse Experience, con questo eccellente trabiccolo sonoro chiamato “Dead Dog On A Highway” da lezioni, predica e fa impazzire donne e “futuri prossimi” con un banjo, un kazoo sgangherato, un pedal bass, una voce alcolica da cirrosi epatica e una sfilza di canzoni che prendono spunto ed aria fatalisticamente “malsana e borderline” dai bassifondi appestati di spiritual nerastri, mazurche, rock disperato e blues improbabili.

Praticamente uno scenario “cantautorale” che si licenzia tranquillamente tra un Billy Bragg stortissimo, una poco raccomandabile Carter Family e il fiato pesante del Milwaukeeiano Gordon James Gano (The Violent Femmes), ma è anche tutto dire che il caracollare da cartoons del nostro eroe è una stranissima eccellenza fuori d’ogni confronto e dentro un’incredibile quanto ottima faccia tosta che da vita ad una serie inimmaginabile di visioni, paesaggi e – a suo modo – d’estatica bellezza trasversale.

Il suo potremmo definirlo un alt-country con le moine punk-folk di chi a cose da dire con urgenza auspicandosi un consumo nutrito di condivisioni intellettualoidi da consumare sul bancone di un bar “Kingdom it will come”, “The party”, “Keller gospel one man band”, oppure il folle “trovatore” di una ritrovata felicità stordita dentro walzerini minimali “Tella me Lord”, “I saw the light”, “WCT in heaven”, come magari un illuso che guarda con tristezza il fondo di un bicchiere vuoto e ci riversa dentro tutta la sua vita passata “Ganz war ich nie”, “St. James infirmary” e poi mescolarla con un dito giallo di nicotina sedimentata negli anni e accennare un coro beffardo sullo stato di cose He is my song and my story”.

Disco che potrebbe piacere a dismisura ai Gogol Bordello ma in situazione leggermente rallentata negli istinti, comunque un tredici tracce da non perdere assolutamente, c’è dell’esplosivo sonoro in grado di frizionare caratteri e catarsi elettriche che - se prese sottogamba – modificherebbero o modificheranno il vostro consueto sentire in un ascolto preso in diretta dal “cono oscuro e metanolico” dell’esistenza.

Stupendo!

Voto: ◆◆◆
Label: Fuego Rec. 2011

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