"Beauty is the new punk rock".
La frase, enigmatica quanto intrigante, campeggia saldamente sul myspace di questa newyorkese di ferro, sebbene d'adozione, dalla sua comparsa sulle scene come solista nel 2006 con l'album Real Life. Sarebbe inutile soffermarsi troppo sulla biografia di Joan Wasser, ma non si può non fare qualche tappa almeno a ritroso nella sua vita, tanto questa è densa di avvenimenti personali da un lato (il rapporto affettivo che la legava a Jeff Buckley proprio in coincidenza con la scomparsa di quest'ultimo), e di collaborazioni nella sua vita artistica dall'altro (da Elton John a Lou Reed passando più recentemente per vari dischi di Rufus Wainwright e Antony and the Johnsons). Arrivata al giro di boa del terzo disco di inediti Joan as Police Woman, questo il monicker dell'eclettica quarantunenne, sembra diretta con la solidità di un vecchio treno a vapore verso la fine di un tunnel, inteso come metafora di un percorso artistico ben delineato. Si, perché ad ascoltarlo questo "The Deep Field" ci consegna un'artista consapevole di aver raggiunto una sorta di checkpoint; l'album infatti segna alcuni cambiamenti rispetto al passato per ciò che riguarda il sound: atmosfere più funky e un recupero del suono chitarristico a scapito di una certa dose di soul, ma solo a livello prettamente musicale non certo nell'attitudine, anche vocale, che con questa parola cerchiamo di identificare. Le danze prendono il via con Nervous, tutto bassi profondi e vellutati contrapposti a vari giri di organetto. Poi è la volta di "The Magic", primo singolo e canzone manifesto di questo lavoro, dove con un falsetto sghembo Joan invoca la magia con parole struggenti che denotano una ricerca tutta tesa all'autenticità e ad un reale contatto con se stessa.
Il video del brano in questione riporta poi in primo piano quell'attitudine freak di Joan, che si circonda in questo caso di culturisti indecentemente abbronzati e oliati intenti a prendersi cura di lei, ribaltando così la prospettiva dominante che noi italiani conosciamo tanto bene. L'album prosegue corredato da altre gemme come Flash la prima delle due canzoni cantate in coppia (l'altra è Human Condition che vede la partecipazione di Joseph Arthur) che attrae con il suo incedere languido e cadenzato. La chiusura del disco è affidata a I Was Everyone che suona di un'epica tutta particolare, con i suoi tre minuti finali di gospel che contagiano euforicamente anche chitarra, tromba e voce. Non resta che aspettare marzo quando Joan as Police Woman sarà in giro per l'Italia per presentare questa sua ennesima gemma, un lavoro dedicato a chi la musica la vive ancora come qualcosa per cui prendersi tempo, investire in attenzione e lasciarsi stordire da un disco.
Il video del brano in questione riporta poi in primo piano quell'attitudine freak di Joan, che si circonda in questo caso di culturisti indecentemente abbronzati e oliati intenti a prendersi cura di lei, ribaltando così la prospettiva dominante che noi italiani conosciamo tanto bene. L'album prosegue corredato da altre gemme come Flash la prima delle due canzoni cantate in coppia (l'altra è Human Condition che vede la partecipazione di Joseph Arthur) che attrae con il suo incedere languido e cadenzato. La chiusura del disco è affidata a I Was Everyone che suona di un'epica tutta particolare, con i suoi tre minuti finali di gospel che contagiano euforicamente anche chitarra, tromba e voce. Non resta che aspettare marzo quando Joan as Police Woman sarà in giro per l'Italia per presentare questa sua ennesima gemma, un lavoro dedicato a chi la musica la vive ancora come qualcosa per cui prendersi tempo, investire in attenzione e lasciarsi stordire da un disco.
Etichetta: Reavel Records
Voto: ◆ ◆ ◆ ◆ ◇
Da qui potete scaricare gratis il nuovo singolo:
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