lunedì 7 marzo 2011

Iroha - S.t. (Recensione)

Mi sono avvicinato a questo disco inizialemente colpito, senza alcuna ragione particolare, dalla copertina, poi leggendo in basso l'etichetta shoegaze ho pensato: "ok questo fa al caso mio". In realtà i dischi sono due. L'album vero e proprio più un cd bonus contenente dei remix a cura di alcuni artisti (Justin K. Broadrick, Transitional, Jesu, Black Galaxy) La dicitura shoegaze, inoltre, si rivelerà già dalla prima traccia, decisamente limitante per un albo del genere. Il punto di forza di questa band lo si può cogliere subito. Muri di suoni pastosi e riverberati che come un onda ti si abbattono contro. Stilemi perfettamente immessi nell'ottica shoegaze, col cantato inabissato dalle distorsioni a loro volta cullate dalle sovrastanti linee di basso cadenzate. Eppure qualcosa non mi torna. Questo è un disco shoegaze a tutti gli effetti. Su questo non ci piove. L'energia che trasmette, però, e l'impatto di questa band, mi risultano metal fino al midollo. Ma non parliamo di un crossover modello Deftones: qui le cose sono diverse. In questi Iroha si scorge anche una vena gotica, tangibile nella title track alla quale partecipa una voce femminile che canta in giapponese. Perchè infatti l'Iroha è un poema nipponico inizialmente attribuito al fondatore della setta esoterica Shingon del Buddismo in Giappone. Alcuni passaggi vengono arricchiti da tastiere che vanno a tagliare, come una lama fa con il burro, il fitto impasto sonoro che si erge lento e marziale per tutto lo scorrere di questo percorso abissale. Gli Iroha non sono da prendere sottogamba. Remix a parte, le otto tracce di questo disco proseguono monotematiche e trascinanti dall'inizio alla fine. Prendete "Autumn Leaves". Si apre con un intro armonico (che poi si rivelerà il Leitmotiv della traccia) sul quale poi, puntualmente, si abbatte una cascata sonora possente e irrequieta, per poi proseguire obliante e paranoica fino alla conclusione."Watercolours" è sicuramente la più melodica. Se chiudiamo gli occhi possiamo dare delle immagini a questa canzone. Synth che si affacciano in scena come entità luminose a danzare in un cielo oscuro, profondo e denso. C'è un narratore, ma è dietro la scena, sommerso dalla strumentazione. La sua, una voce eterea che si amalgama a delay saturi fluttuanti nell'aria. "Eternal" nei suoi sette minuti di vortici chitarristici carichi di feedback, qualche bridge di tastiera qui e là, è davvero un bad trip senza ritorno. Questi Iroha suonano, paranoici e minimali come il post-metal, appaiono lenti, melanconici e decadenti come il doom, eppure fanno shoegaze...secondo me è ora di dare un taglio all'imposizione di etichette e goderci di più la musica.

Label: Invada Records/Denovali Records
Voto: ◆◆◆◇◇

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