sabato 29 ottobre 2011

A Classic Education - Call It Blazing (Recensione)

A Classic Education - Call It BlazingCapita spesso di tenere a freno alcuni pensieri, lasciando che il "non detto" faccia la sua parte e che tutti pensino che non si dia importanza ad un album, magari per dare peso ad altri più inutili. Poi capita invece che ti permetti di dirle, pur sapendo che non sarà facile, permettendoti di andare controcorrente rispetto ad alcune aspettative. Non è comodo dare un giudizio negativo ad una band su cui si era scommesso quasi tutto per il futuro di una nuova scena italiana che è sbocciata. Probabilemente "Call It Blazing" arriva in ritardo, in un momento non adatto, ma la sensazione è quella di non sentirsi a proprio agio nell'ascoltare il primo album di questa band emiliana. È giusto fare anche un mea culpa, quando per molto tempo ci siamo concessi il lusso di non apprezzare i nostri gioielli più cari, varcando i confini italici alla scoperta del "nuovo". Poi quando gli A Classic Education sono pronti a sfornare un lavoro, di cui attorno si è attivata una grande macchina internazionale, molti di noi non si riconoscono più in quello che faticosamente questa band ha costruito in tutti questi anni. Purtroppo non è più un discorso di maturità, ma di consapevolezza perché le proposte di questa band non vanno tanto nell'innovazione, la loro è un esplorazione nella ricerca del particolare, cosa che li ha spinti ad andare a registrare negli Stati Uniti. Ed infatti qui risiede il grosso problema, perché le sonorità che troviamo in quest'album tendono a ripercorrere un passato troppo lontano, dove il modo di riverberare si mostra semplicemente eccessivo. L'indie-rock oggi gioca su questo, come genere tende a pescare dal passato, invece è in fase compositiva che si hanno i risultati che ha caratterizzato le migliori band di questo nuovo filone musicale. Ci si aspettava pertanto un album diverso dai precendeti ep, ma allo stesso tempo non così di nicchia, perché oltre i singoli "Baby, It’s Fine", "I Lost Time" e "Gone to Sea", troviamo un'album faticoso da digerire, vuoi per il suo mood caustrofobico, vuoi per alcuni pezzi che lasciano l'amaro in bocca per la loro inerzia. Torno a dire quindi che una parte del loro pubblico non sarà adatto - oggi - ad assimilare album di questo tipo, non per mancanza di conoscenze, bensì per una voglia di andare oltre, senza grandi pretese, s'intende andare oltre la solita buona e nutriente minestra riscaldata.

Voto:
Label: Lefse / La Tempesta International

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