venerdì 30 settembre 2011

Imperative reaction - S/T (Recensione)

Imperative reaction - S/TMetropolis Records. La risposta statunitense al sound industriale europeo. Gli Imperative reaction sono una delle migliori realtà di electro - industrial d'oltreoceano. Sono forti, diretti, e hanno una fortissima attitudine punk, e, dopo mesi di attesa sul sito della label, rilasciano la loro ultima fatica, quel disco che porta il nome stesso della band e che è uno dei migliori dischi del genere in questo 2011 che non smette ancora di stupirci. Rispetto ai musicisti europei, la band californiana trasforma la melodia astratta in un synth corretto col rock e col punk, e questo è il mood che attraversa tutti i brani, dall'opener Side effect alla conclusiva Closure. Questo genere musicale ha attraversato dei grandi cambiamenti negli ultimi anni, e sin dal primo lavoro il gruppo ha mostrato una marcia in più rispetto a chi, in Europa, evolvendo la lezione dei grandi maestri, ha prodotto lavori altalenanti trasformando il genere in qualcosa di sempre meno estremo se non si considerano rare eccezioni. Rispetto alla melodia pura e alla distorsione vocale, gli Imperative Reaction fanno uso di una voce pulita ma decisa e molto rock che poggia su strutture basilari strofa - ritornello che tirano giù i muri. Le chitarre sono ben presenti insieme ai sintetizzatori, così come la batteria secca e decisa. I detrattori saranno molti tra coloro che preferiscono un sound più nordico, ma non si può non apprezzare il wall of sound prodotto da Phelps e soci. Tutti i brani sono estremamente catchy e sono potenziali inni da dancefloor e per questo è difficile promuovere alcune canzoni rispetto ad altre, si tratta di un lavoro che va preso per quello che è: un blocco monolitico di adrenalina pura da sparare ad alto volume dalle vostre casse. Side effect ha dei sintetizzatori potenti e azzeccati e una idea melodica che convince dal primo ascolto, Song of the martyr è electro - punk massiccio costruito su un muro di chitarre, Torture e Surface presentano un beat techno forte e ignorante sorretto dalle grandi doti del gruppo, Time doesn't care è un'altra sfuriata hc-electro punk riletta in chiave industrial, The signal è Hype sono pezzi catchy e decisi quanto l'opener, Permanent è sorretta da un beat old school techno molto pompato, la conclusiva Closure ha un'andatura più lenta e pop oriented e convince ampiamente.

Questa è la risposta più compiuta e meglio realizzata alla scuola europea. Provare per credere. I fan di questo sound non rimarranno delusi.


Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Metropolis records

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