martedì 18 ottobre 2011

The Kooks - Junk Of The Heart (Recensione)

The Kooks - Junk Of The HeartNon so cosa vogliano dire esattamente i Kooks quando cantano felici dei ‘rifiuti del cuore’, ma il modo in cui lo fanno dovrebbe raccontarci il resto, a dire il vero. Immaginate di prendere lo scatolone delle medie e di mettervi a sfogliare i diari dei licei (voi che il liceo lo avete abbandonato): bene, ora ascoltate Junk of The Heart. Vi assicuro, è la stessa identica cosa. Se il mondo della musica da tempo era a secco di materiale dolce e pseudo-indie, no problem, sono stati presi i provvedimenti necessari. Sotto una dura scorza di sarcasmo, e un po’ credendoci davvero, i Kooks ci parlano dell’amore passando per il suo lato più semplice, più romantico, più patetico.

Non siamo di fronte alla svolta del secolo. L’idea di fondo c’è, ed è ben espressa in tutta la lunghezza dell’album. Certo, è qualcosa di diverso da pezzi ormai fantomatici quali Oooh La o Naive. Ma uno se l’aspettava un disco come questo? Personalmente, no. Per dirla tutta, c’è sempre la solita ricetta kooksiana, cioè, quella formula di musica semplice e diretta, un po’ ingenua, un po’ british, un po’ pop, insomma, un po’ di tutto. Ma l’impressione è quella di un tentativo mal riuscito, e il risultato un’accozzaglia di buoni sentimenti sulla falsariga dei Mokees e degli Hollies (echi lontani e distorti nell’amalgama dolciastro di questo album).

Avete presente gli show anni ’60, i pantaloni a zampa, le ragazze che ascoltano radio rock di nascosto sintonizzate nell’oscurità delle loro stanze a tinte psichedeliche? E anche i dancefloor dei balli studenteschi, fino a situazioni più eighties? Si, ecco. Quelli dei Kooks sono un po’ i ‘rimastini’ di un’epoca di luci al neon e chitarre e coretti – che qui, a partire dalla primissima track – ormai supergettonatissima dalle radio – Junk Of The Heart si sprecano (e toccano vette in). Rosie è una perla in pieno stile mcartney e soci. Fuck The World Off si riprende con un basso che allude un po’ ai Beatles, un po’ ai Kinks, un po’ Doors, insomma, un po’. Time Above The Earth è un breve intermezzo di neanche due minuti a suon di violini e voce (forzata) di , che si chiude dolce come una musica da stanza; fanno un po’ eco ai Drums con i falsetti in Runaway, e tinteggiando tutto di rosa e buoni sentimenti. Colpisce Is It Me – tra l’altro uscita proprio insieme a Junk Of The Heart, ma chissà perché, misconosciuta ai più – che, in tutto l’universo pop anzi, puro brit-pop dei cuori infranti, pare la più completa e appetibile.

Hanno preso tutto quello che il mondo inglese ha imparato in anni e anni di band da jukebox e Happy Days e l’hanno condensato in questo cd. Che scelta interessante, del resto, mettersi a cantare tutto il trash dell’amore romantico dei giorni nostri. L’intento di fondo pare sia quasi di cristallizzare un sentimento universale, l’amore, e ricostruirne pian piano l’anima glitterata-pacchiana tracciandone i contorni con rossetto e lacca spray - e in questo caso credo seriamente che l’intera atmosfera trovi il suo climax proprio con Eskimo Kiss, che sembra fare un po’ il verso alle melodie Kinks e Turtles (con tanto di la-la-la finale ). Un trash anche ( auto) ironico, come sottolinea il mandolino accennato in Taking Picture Of You – dilaniato poi dall’intervento elettronico alla fine della canzone.

Nel mio immaginario, credo anche che Luke Pritchard possa aver toccato l’apice delle sue aspirazioni da boy band, lui è il mattatore, il nuovo Mc Cartney della scena – il nuovo Mirko per una ritrovata Licia, in termini popolari – che guarda languido le proprie fan morire per un suo verso. Il patetismo di ogni pezzo è forzato al limite massimo della propria spontaneità. Ed anche se non è tutto da buttare (rimaniamo sempre nella metafora suggerita dal gruppo, eh), e certo, molti pezzi da soli funzionano meglio che immersi nel complesso di tutto il cd, non è facile sentire sfavilli nella mente, né il mio spirito ardere - a meno che non senta le farfalle nello stomaco, non abbia mai conosciuto Words of Love dei Beatles e non mi stia preparando per il ballo di fine anno.

Voto: ◆◆◇◇◇
Label: Virgin


1 comments:

stefano ha detto...

Condivido in pieno. Tuttavia non posso fare a meno di apprezzare l'atmosfera sentimentalmente retro' che si respira nell'album. Nel nulla della musica mainstream attuale, questo disco non fa brutta figura. Se penso al disco dei Coldplay, per esempio...

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