lunedì 5 dicembre 2011

Le luci della centrale elettrica - C'eravamo abbastanza amati EP (Recensione)

Le luci della centrale elettrica - C'eravamo abbastanza amati EP È un atto quantomai azzardato intitolare con una citazione distorta un disco che contiene ben quattro citazioni - se così possiamo chiamare le cover, - su otto tracce. Nello specifico, “C'eravamo abbastanza amati”, EP de Le luci della centrale elettrica, uscito il 3 dicembre in allegato a XL, omaggia Franco Battiato, De Gregori, CCCP e Afterhours: quasi una dichiarazione, da parte di Vasco Brondi, sulla propria provenienza, su tutto ciò che ha influenzato i suoi progetti. Ma insieme a questo sguardo ad un passato presente, Brondi ci offre anche una sorta di immaginifico trailer delle proprie intenzioni future. L'inedita titletrack ricorda nella struttura musicale i lavori precedenti, ma con una leggerezza nuova che intreccia ai capelli “fiori di camomilla” e racconta di “campi di grano rettangolari” che pur nella loro standardizzazione geometrica ci restituiscono un'atmosfera oltremodo naturale, facendo un passo al di fuori da quella città onnipresente che aveva oppresso il cantautore ferrarese. Il tutto impreziosito dal violino elettrico e dal pianoforte di Rodrigo D'Erasmo. Si prosegue con “Summer on a solitary beach”, che non deturpa affatto la spiaggia descritta dal Maestro pur privandola delle sonorità elettroniche che la caratterizzavano: il risultato è una ballad onirica, liquida quanto quel mare in cui si spera di annegare. La cover di “Emilia paranoica” con il supporto di Giorgio Canali alla chitarra acustica non ha alcun tratto in comune con la durezza del tributo alla stessa canzone offerto dal duo Zamboni/Baraldi, ma non manca di energia, la stessa che Brondi aveva dimostrato di avere in pezzi come “I nostri corpi celesti”. Segue “Dolce amore del Bahia” in cui la via percorsa è quella di una bella e insolita fedeltà all'originale di De Gregori e una versione di “L'amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici” che non aggiunge molto a quella compresa in “Per ora noi la chiameremo felicità”. Infine, l'apporto live di tre brani registrati il 3 settembre al Teatro Romano di Verona, tappa conclusiva del tour. “Un campo lungo cinematografico” con Rachele Bastreghi dei Baustelle, pezzo portante della colonna sonora di “Ruggine” di Daniele Gaglianone: una suggestiva ricerca atmosferica che sposa perfettamente le immagini di speranzosa malinconia della pellicola che accompagna. “Oceano di gomma”, con gli Afterhours al completo: una cover che a dire il vero poteva essere evitata, con la voce di Brondi che nell'affiancare quella di Agnelli conferisce un pathos eccessivo a un brano che è già struggente di per sé.
“Piromani”, che con il supporto di una sessione ritmica assente nella versione in studio e arrangiamenti in cui i musicisti non si risparmiano affatto, è l'equilibrata conclusione dell'EP, in bilico tra sogni e dirompente energia. In sostanza, dopo due album che avevano più punti di contatto che di divergenza, è probabile che Brondi si prepari a un'evoluzione. Lo dimostrano le lyrics dei due pezzi nuovi - più discorsive e prive di un certo abuso dello stream of consciousness – e l'ampio spazio lasciato ai musicisti suoi collaboratori, in nome di quel noi cantato, proclamato, gridato al megafono che finalmente trova piena applicazione.

Voto: ◆◆◆◇◇
Label: La Tempesta / XL la Repubblica




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