lunedì 2 aprile 2012

Albedo - A Casa (Recensione)

Albedo - A CasaMettere in play "A Casa" ed innamorarsi è un tutt'uno. Stiamo parlando di un processo naturale che si innesca chimicamente in maniera fisiologica. Per chi di musica ne ascolta molta questo album è un raro momento di stupore, un susseguirsi di tracce arrangiate come si deve, in modo da non suonare tristemente asettiche (come di moda, ahinoi, negli ultimi tempi) ma neppure ruvide. Un ottimo lavoro sui suoni che rende giustizia all'altezza del prodotto in sè inteso come testi, musica, intenzioni. Gli Albedo bissano la classe già annunciata nel primo album, intitolato "Il Male", ma non si ripetono in quanto ad atmosfere, argomenti, prospettive musicali, parole e quant' altro. Alla riottosità dei pezzi inclusi nella loro prima fatica, gli Albedo sostituiscono un intimo sguardo sulla vita che non perde lo spirito critico di cui sono portabandiera ma che si diluisce nella dolcezza e nell'introspezione in un continuo dialogo fra due più che in un'invettiva sociale. Siamo dunque di fronte ad un cambio di rotta per quanto riguarda le tematiche sebbene il piglio analitico resti lo stesso. Lo sguardo si volta dal fuori al dentro, dal mondo alla "casa" intesa come uno spazio circoscritto alla vita individuale, agli affetti e alle piccole guerre, conquiste, crisi che lo interessano. Il titolo è rivelatore, questa volta gli Albedo,cantando di interni emotivi, coinvolgono un lessico attinente anche nei testi: parole che riguardano gli ambienti della quotidianità, metafore che prendono in prestito divani, pianerottoli, polvere, quadri alle pareti, vernice, corridoi. E la casa torna semanticamente incessante accompagnata da un'infinità di significati diversi. Case di carta destinate a crollare (Tu ancora non parli), case in cui dimenticare pezzi di se stessi e in cui abbandonare ciò che non ha più rilevanza (Questo Stato di Confine), case dipinte di nero e "assurde da spiegare"che accentuano un contrasto cromatico ed emozionale con quello che c'è al di là,una volta superata la soglia, case fredde in campagna (L'Amore E' Un Livido),case in cui rincorrersi (Affondami) case che sono un porto a cui tornare e che conservano in loro i legami più importanti (Per Due Settimane All'Anno Di Sole). Una nota a parte va fatta per la stupenda "La Musica è Una Merda",un pezzo di violenta critica all'industria musicale, alle vittime inconsapevoli e consapevoli di una giungla sonora in cui l'arte è solo un mezzo per far soldi. Ed anche qui torna, seppure implicito, il tema della casa quando gli Albedo esprimono il loro dissenso sentendosi destinati a "dormire per strada tra i bidoni" ammettendo come la musica, nella sua veste più genuina, non riesca in questo ambiente a garantire un sostentamento concreto, un solido tetto. "A Casa" è un album di un'onesta disarmante, bello dall'inizio alla fine, senza un solo frangente di decadimento. E' un incessante continuum di grandi canzoni e testi da pelle d'oca. L'unica reazione che questo lavoro scatena a primo impatto è proprio lo stupore, abituati come siamo a canzoni da due soldi, finti screamo che non sanno di niente, rivoluzioni sonore di una debolezza apocalittica e una ripetitività che fa cascare le braccia. La rivoluzione vera è propria sembrano dunque essere canzoni ben fatte, vere e cariche di significati in cui nulla si impone con violenza ma tutto si dipinge con la priorità alla sana spontaneità di un occhio profondo che dall'ambiente circostante si sposta sul fondo come un sonar. Quest'album è un'ottima analisi in musica che rivela i colori e i confini del proprio habitat. Gli Albedo cantano lo scandaglio del sè attraverso onde sonore. Ci domandiamo assieme a loro se siamo o non siamo davvero noi stessi, se ci sentiamo o no davvero a casa. Un capolavoro di profondità e suoni. Nient'altro da aggiungere.

Voto: ◆◆◆◆
Label: Inconsapevole Records


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