venerdì 29 giugno 2012

Ilenia Volpe - Radical Chic un Cazzo (Recensione)


La rivoluzione è donna. Issata sui tacchi o dentro un paio di anfibi che sfidano il cemento, poco importa: è nella volontà di sintesi tra immagini contrastanti in cui la tradizione ha costretto madri, sante o puttane. E risponde a un nome: quello di Ilenia Volpe, con il suo grido di battaglia nonché album di debutto “Radical chic un cazzo”. Sotto lo sguardo lungimirante di un Giorgio Canali perfettamente a suo agio nel ruolo di produttore, la cantautrice romana propone undici tracce che alternano esplosioni di rabbia a momenti di dolcezza, che non restano scissi e indipendenti gli uni dagli altri ma che dimostrano di essere parte di un lucido e consapevole progetto. L'ambito di appartenenza è un rock all'italiana senza mezzi termini: lo dimostrano l'iniziale e disfattista “Gli incubi di un tubetto di crema arancione”, chitarre pesanti e batteria possente e pestata. Ridenti distorsioni attanagliano il suono della splendida “Preghiera”. Barlumi di punk condiscono un consueto e irriverente attacco al potere costituito in ogni sua forma (“La mia professoressa d'italiano”), al consumismo imperante rispondono le fruste sferzanti dei bassi in “Indicazioni per il centro commerciale”. Ci sono poi virate più soft in cui la chitarra e la voce di Ilaria diventano delicatezza e incanto senza alcuna perdita di energia: “Direzioni diverse” in una versione languida e incazzata al tempo stesso è un'avvincente sorpresa, “La crocifinzione” vomita sulle ipocrisie con un'eleganza insolita nutrita da un cantautorato scarno e da esplosioni violente, “Il giorno della neve” è ipnotica meraviglia strumentale.

L'accusa più grande che viene rivolta ai radical chic è paradossalmente implicita: quest'album è il rifiuto totale, rabbioso e pieno di gioia, di ogni mancanza di onestà emotiva, di ogni possibile “Fiction” - la scelta della cover del Santo Niente non stupisce affatto -, e il messaggio viene veicolato ancor più che nei contenuti, già di per sé espliciti attraverso una forma diretta come un pugno in faccia, come un bacio passionale che prende alla sprovvista. Una forma che pur non piegandosi ai dettami dello sperimentalismo e pur rimanendo ancorata alla vecchia guardia si dimostra agile e attuale in quanto espressione di disagi e gioie che mai potranno passare di moda. Nel dilagante autismo emotivo, Ilenia Volpe ci ricorda quanto sia splendidamente anacronistico assumerci la responsabilità delle nostre sensazioni. E di quanto sia lecito, poi, urlarle al vento, o farne un disco bellissimo.

Label: Disco Dada
Voto: ◆◆◆◆◇

1 comments:

Unknown ha detto...

...il titolo promette bene..

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