I tasti di un pianoforte come perpetua guerra dolce contro il tempo, il lusso della melodia apice di questo scontro e punto di non ritorno per la diffusione extra-sensoriale della musica e per la liberalizzazione delle contaminazioni; si effettivamente la poliedria è nei cromosomi di Michele Di Toro, musicista e pianista di eleganza unica, e a conferma di tale assioma arriva questa sua opera prima “Echolocation”, opera dove l’artista stila ed impianta tutta la sua pregevole caratura armonica, tutta la sua indulgenza al bello.
Un lavoro che mischia
le proprie carte sonore, classica, jazz, idiomi popolari, atmosfere e commenti
improvvisati, la summa di un suono mitteleuropeo che affascina di elasticità e
estaticità l’emozione che gli gira intorno ed un ascolto che, rapito dalle
meccaniche dolci delle dita, sogna, schizza, trema e torna a sognare come in un
carosello di note e arcadie inaspettate; tredici pièce strumentali in cui l’artista
abruzzese non solo mette in mostra la straordinaria sensibilità di un animo
spalancato e teso alla notte “15 Luglio”,
“Il giardino segreto”, “Senza te” o la titletrack, ma vola, si
fa Pindaro in ascese incontrollate sperimentali “Dr. Jekyl & Mr Hide”, sghiribizza sui tasti impazziti “L’arrogante Bartok”, fa il gattone
esistenziale in “Prokofiev il visionario”
per lasciare poi, definitivamente il suolo di una gravità terrestre stretta, e
arrampicarsi sui cromatismi di un honky-tonky swingatamente boppato “Distinti saluti” e amen.
Tra un Francis
Poluenc ed un estetico Erik Satie,
passando per le architetture ritmiche di un Bollani
personalissimo, Michele Di Toro distribuisce un agio espressionista di
livello “sommo”, proiettato verso quelle frontiere color blù che respirano
l’aria di ieri, quella eterna, e inspira gli interplay di una costante timbrica
super, tanto da lasciarci capire che la ricchezza della musica passa
tassativamente tra la pelle e le piastrine del sangue di chi la “fabbrica”,
fino ad esondare negli spiriti di chi l’accoglie.
Se l’estetica e la
bravura sono eternamente in cammino, in questo disco di certo hanno fatto una
sosta.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Volume! Cramps Edel
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