E poi alle 14:10 di un afoso pomeriggio ti capitano loro, e sinceramente non sarebbe potuto passare di meglio nel lettore per rinfrescare le idee.
Musica che ti fa pensare che se non li hai notati finora è solo perché erano impegnati a maturare nelle loro sperimentazioni.
The Suricates nati nel 2009 ed attivi con il loro post- rock sperimentale dal 2010, sono di sicuro uno di quei gruppi abili nel farti sentire come su di una giostra o una macchina strizza fegato, una di quelle capaci di far venire a galla ogni tipo di sensazione, dall’ incosciente calma prima della partenza, attraversando “adrenalinicamente “ impulsiva rabbia ed euforica eccitazione, alla finale soddisfazione che ti fa venire di sicuro voglia di ricominciare il tutto dall’inizio.
Ed è dunque dall’inizio che partirò, con “AlDiLàDellaPeriferiaUrbanaCèlUniverso”, pezzo che veste alla perfezione la descrizione appena fatta per il quintetto teatino, un intro corale che si sviluppa attraverso la giusta tessitura di voci riverberate vicine e lontane, batteria, chitarre ed effetti che con la loro estrema pacatezza, ci preparano a ciò che ci aspetta, quello che impulsivamente partirà con un giro di basso e batteria e che con l’originale voce di Alessandro Cicchitti ci fa quasi arrivare alla fine, quasi perché come ogni giro di giostra che si rispetti c’è sempre il finale in lenta ripresa, quello in cui ti rilassi per riflettere su quanto accaduto.
Seconda traccia “New Island”, puramente strumentale durante la quale non è permesso star fermi, in cui tutto ciò che si evince è di sicuro la maturazione della band, maturazione passata anche attraverso le premiazioni, che ora diremo più che meritate, fra tutte il primo posto alla terza edizione 2011 del Suoni Mo'Desti di Guardiagrele.
A chiudere questa (purtroppo piccola) esplorazione è “Spam”, ballad che riesce a portarci in posti incantati, accompagnati da penetranti ed intensi suoni, quelli che il quintetto dimostra di ricreare con l’abile uso di chitarra (Filippo Maria Di Nardo - Daniele Paolucci), batteria (Vincenzo Vik Di Santo) e basso (Armando Lotti), senza dimenticare la duttile voce di Mr. Cicchitti.
E se non ne avete ancora abbastanza, l’unico consiglio che possiamo darvi è “chiudere gli occhi e lasciarvi portare nella loro terra…” e credo ne valga davvero la pena.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Lanciano Lab
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