venerdì 13 luglio 2012

Locomotif - Twimog (Recensione)


Da una band con un nome del genere ci si aspetterebbero fuoco, fiamme e vapori ustionanti. Oltretutto i Locomotif sono di Catania, città di gloriose prove musicali più che fragorose; quindi, per istinto, uno li collocherebbe nel filone/cliché “rumorosi viscerali del Sud”. E invece ecco un gruppo che fa musica che scivola sulla pelle e avvolge i fianchi come una doccia fresca, debuttando con un album di pop flessuoso e discreto. 

Voce cristallina – quella di Federica Faranda nello specifico, accompagnata da Carmine Ruffino, Gianluca Ricceri e Luca Barchitta – e niente chitarra, elettronica chillout con striature jazzy e campanelle, il quartetto siciliano affida ai testi in lingua inglese di dieci degli undici pezzi di "Twimog" l'outlook decisamente extra-italico del progetto. Unico brano in italiano è una versione in chiave onirica di Amare inutilmente, che alleggerisce la struggevolezza dell'originale di Gino Paoli. 

This World Is Made of Glass – ecco cosa si nasconde dietro il curioso titolo dell'album: un acronimo che rimanda alla trasparenza del vetro, piuttosto che all'ineffabilità di ciò che sta dietro il mondo dei Locomotif e le atmosfere rarefatte delle loro canzoni. "Twimog" è un esordio che si piega al nostro orecchio sussurrando armonie che posseggono la dolcezza di un carillon, e allo stesso tempo è un lavoro che sta bene attento a serbare il fascino delle cose non spiegate interamente. Tutto sta a capire se e quanto ci sarà ancora di nascosto e prezioso da condividere, in futuro.

Voto: ◆◆◆◇◇
Label: IRMA Records

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