C’è poco da girarci intorno, in tutti questi anni poco è cambiato in casa Punk come filosofia musicale, e per addentrarci tra le band nostrane che ne prolificano la razza, anche in casa Vanz poco è cambiato e questa è cosa buona e giusta. Da un abbozzo egregissimo di Ep al disco ufficiale della carriera il salto è poco, “Avenge The Surfers” arriva per fissare nell’immaginario collettivo la volumetria sonica ed espressiva di una band che mastica punk-surfing come una materia da sbranare con gli occhi dolci sempre lì, imperterriti sulle coordinate Californiane, tra street affollate e oceani di energie scapigliate.
La band grossetana è una di quelle “indestructible”, smuove un punk rock anthemico e stradaiolo che prende a braccetto due famosi Armstrong “del settore”, ovvero Tim Armstrong dei Rancid e il piccoletto Armstrong dei Green Day, quattordici tracce al fulmicotone settantasettine, barricadere ma col cuore grande come una stella, tracce che sentite e risentite – per energia e immediatezza – nulla hanno da invidiare a capolavori alternativi di quell’epoca, magari togliendo certe necessità e prese di posizioni politiche, ma lo spirito è intatto e straordinariamente “fratello” agli impatti che impattarono la “meglio gioventù sonica” della storia; inno al pogo e iper-pomiciante per rude boys & girls nel WE, l’album consolida il range ispirante che i Vanz fanno circolare a manetta tra amplificatori e pedaliere sotto tensione, chitarre tese e moccoli di candele accese per ballate decapottabili “Keep falling”, “Party crasher”, “Sandy”, strani Silverchair che fanno cucù in “Silver coast” e nella titletrack, tutto quello che poi ciondola nella canicola di distorsori è un fuoco di stage-diving, da “Endless summer”, “Bloody bagus” a “Stay still” è un maremoto di stimolazioni nervose da cardiopalma a schizzo.
Una conferma in gran forma questa dei Vanz, elettrici figli riconosciuti e titolati eredi di un punkyes che tutt’ora prende atto della sua invulnerabilità per secoli e seculorum. Disco non da avere, da pretendere a voi stessi!
La band grossetana è una di quelle “indestructible”, smuove un punk rock anthemico e stradaiolo che prende a braccetto due famosi Armstrong “del settore”, ovvero Tim Armstrong dei Rancid e il piccoletto Armstrong dei Green Day, quattordici tracce al fulmicotone settantasettine, barricadere ma col cuore grande come una stella, tracce che sentite e risentite – per energia e immediatezza – nulla hanno da invidiare a capolavori alternativi di quell’epoca, magari togliendo certe necessità e prese di posizioni politiche, ma lo spirito è intatto e straordinariamente “fratello” agli impatti che impattarono la “meglio gioventù sonica” della storia; inno al pogo e iper-pomiciante per rude boys & girls nel WE, l’album consolida il range ispirante che i Vanz fanno circolare a manetta tra amplificatori e pedaliere sotto tensione, chitarre tese e moccoli di candele accese per ballate decapottabili “Keep falling”, “Party crasher”, “Sandy”, strani Silverchair che fanno cucù in “Silver coast” e nella titletrack, tutto quello che poi ciondola nella canicola di distorsori è un fuoco di stage-diving, da “Endless summer”, “Bloody bagus” a “Stay still” è un maremoto di stimolazioni nervose da cardiopalma a schizzo.
Una conferma in gran forma questa dei Vanz, elettrici figli riconosciuti e titolati eredi di un punkyes che tutt’ora prende atto della sua invulnerabilità per secoli e seculorum. Disco non da avere, da pretendere a voi stessi!
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Elevator Records 2012
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