martedì 19 marzo 2013

Teutan - Qayin (Recensione)

Teutan è una realtà Italiana che nutre il proprio immaginario attraverso un’esplorazione profondamente guidata dall’istinto, di molteplici sottoculture musicali e visive.

Qayin è il secondo lavoro ufficiale in studio per questo trio, successore dell’EP autoprodotto “Tela”  (leggi qui la nostra recensione) che si avvale della collaborazione di Marco Bernacchia [Above the Tree]. Una comunicazione minimale, poche informazioni sulla copertina, artwork scarno, l’invito non troppo celato è all’ascolto.

Qayin, Caino è il concept su cui si struttura l'intera composizione del disco. Secondo la Genesi il primo Uomo ad esser nato, nonché il primo Assassino.
L’impatto proietta verso la ricerca di un suono viscerale, rigorosamente strumentale, primordiale, fisicamente intenso e fortemente ritmico. Nessuno spazio alle sottigliezze, la costruzione dei brani scorre con le immagini che le note evocano, veloci sovrapposizioni mistico / tribali, aperture melodiche dichiaratamente arabeggianti e strutture che in qualche modo s’avvicinano a un ibrido snaturato tra i Cul de Sac, i Neurosis di Honor Found in Decay e le danze viscerali di un Morrison in pieno delirio lisergico.

La separazione tra i solchi dell'album è davvero superflua, la coerenza concettuale e compositiva delle tracce è sorprendente e i momenti di respiro sono assai ben collocati. Si viene immersi in un’atmosfera cupa che prende forma meravigliosamente e si disegna con una violenza irruenta, seppur dosata con intensità crescente, dall’inizio alla fine dell’album. Davvero notevole la sequenza "Barakallahulekom / Outrohn", prima della title track, in cui la band esprime un potenziale comunicativo quasi cinematografico, come se le note proiettassero spezzoni di pellicola direttamente nel subconscio di chi ascolta. Il risultato stordisce, è intrinsecamente psichedelico e catalizza l’attenzione convogliando le sensazioni in uno scenario post-moderno in cui la luce è solo un lontano miraggio.

Qayin è il lavoro incisivo e bello di una band in evidente crescita e presenta come unico neo una produzione che non incontra pienamente la complessità dei suoni. Da ascoltare e assorbire.


Voto: ◆◆◆
label: Brigadisco/Onlyfuckingnoise Rec.



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