Prodotto dal boss del
Bark Studios Brian O’Shaugnessy che già tanto si è prodigato per Primal Scream
tra i tanti, il disco porta con sé molte eco vintage di lontani crepuscoli folk
e altrettanti angeli che si alternano per ricamarne gli orli come Cat Stevens,
Dylan, Springsteen o Bill Fay, tracce che una volta messe a girare, rilasciano
come una pozione benigna, tutte le atmosfere looner che una chitarra
melanconica possa rilasciare, tecniche di cuore e poco d’artificio pronte a
confezionare momenti da incorniciare nella mente; e un silenzio cantato e
suonato è sempre portatore di radicalità consistenti, e l’artista Day regala
una lezione di estetica che già potrebbe essere una voce autorevole nel nuovo
folkly inglese, soprattutto per i suoi rimandi colti e con gli sguardi verso
certe simbologie d’antan, comunque e sempre piacevolmente onnivore di bellezza.
Un piccolo “vortice
gentile” pregno di emanazioni dolciastre, le ballate stringi cuore “Just a
little time” , “I have been conveyed”, il tocco elettrico Cooderiano “Bird
song”, il Dylan dei Canyon marroni “Isn’t it strange” e il fichissimo
fingerpicking che fa da collante e rugiada in “Shadows in the sun”, tutte cose
che travalicano le emozioni e ne procurano altre, un continuo teatro dello
stupore che senza far ricorso a marchingegni o strutture musicali statuarie
vince e fa vincere chi cerca nella musica delle “povere cose” la ricchezza
inestimabile della musica.
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Buckefull Of
Brains
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