venerdì 13 settembre 2013

Wolther Goes Stranger - Love Can't Talk (Recensione)

E' una fuga di cervelli quella che va in scena dalla rinomata ditta degli A Classic Education, una fuga per fortuna loro solo momentanea: s'è preso i suoi spazi al di fuori del progetto “principale”, se così si può dire, il vocalist Jonathan Clancy (ospite anche qui nella traccia “Sixteen”) col suo moniker His Clancyness, se la viaggia su altri lidi da qualche tempo anche il chitarrista Luca Mazzieri coi Wolther Goes Stranger. Love Can't Talk è il primo full lenght della band che ha costruito con il contributo di Massimo Colucci e Linda Brusiani, un traguardo raggiunto dopo un paio di ep e che cerca di creare un curioso connubio fra atmosfere elettroniche da dancefloor e rarefazioni sonore diafane e decisamente più ricercate.

Darling” indica la via in maniera autoritaria ed efficace, lasciando il beat in sottofondo per far spazio alla tastiera e, da metà pezzo, al fondamentale sassofono di Stefano Cristi (quarto componente dal vivo della band), ma già dalla successiva “Your Name” i bpm si fanno più pressanti e le tinte più scure, mentre entrano i vocalizzi di Linda a duettare col cantato in parte in inglese ed in parte in italiano (scelta rivedibile nel caso specifico) di Luca. “I'm Sorry”, che si avvale pienamente della voce di Linda e del testo (non ispiratissimo) di Alessandro Raina, aumenta la vocazione danzereccia inserendo però efficacemente la chitarra di Luca in punti strategici che spezzano un po' l'altrimenti fin troppo ripetitivo andazzo della canzone, mentre “Idol” è un tuffo nelle atmosfere new wave degli anni 80, solo leggermente ammodernate per l'occasione. “Sailor” è un divertissement fine a sé stesso, una trentina di secondi a fare da spartitraffico per la seconda metà dell'album che si apre col groove contagioso di “Jesus”, trascinata da una linea di basso ripetitiva ma efficace, diversa quasi come la notte dal giorno dalla seguente “Sometimes”, dove il duetto di voci non rende pienamente giustizia al tappeto elettronico arioso e decisamente estivo che le accompagna. “Sixteen” riprende in parte quel tono altolocato con cui si è aperto il disco, mischiandolo sapientemente con un ritmo ripetuto ed incalzante, lasciando poi spazio all'elettronica evanescente e al cantato riverberato di Luca nella conclusiva “Julesdormeinberlin”, un modo bizzarro di finire quasi sfumando il percorso musicale del disco.

E' un disco sicuramente affascinante Love Can't Talk, ma non sempre riesce a mantenere quell'equilibrio raro fra la vocazione dance e una ricerca sonora minuziosa ed ammaliante. L'iniziale “Darling” rimane così l'episodio migliore di un album che decide di fare della varietà il suo vanto invece che della coesione stilistica, pur rimanendo nei solchi di un'identità musicale assolutamente ben definita. I Wolther Goes Stranger sanno quel che vogliono, e con testi più incisivi e parti vocali più particolareggiate possono sicuramente fare di meglio rispetto ad un esordio sulla lunga distanza positivo ma che lascia qualche punto in sospeso.

Voto: ◆◆◆◇◇
Label: La Barberia Records


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