mercoledì 18 gennaio 2012

Cayman The Animal - Too Old To Die Young (Recensione)

Cayman The Animal - Too Old To Die YoungMi risveglio, stordito. La grigia e uggiosa mattinata milanese è il perfetto presagio di una giornata qualunque. Sulla scrivania trovo un disco dal titolo "Too Old To Die Young", generoso prestito del mio amico Roberto. Intuendo che qualcosa di nuovo e sconosciuto potrebbe servire a farmi riprendere dal torpore, non esito a premere "play". In meno di 25 minuti sono di nuovo al tappeto, colpito in pieno volto da 11 schiaffi ben assestati, non effimere sberle qualunque, ma ceffoni intensi, lunghi 2/3 minuti ciascuno. Il vigore delle percosse mi fa perdere i sensi.

Mi risveglio, stordito. La grigia e uggiosa mattinata milanese è il perfetto presagio di una giornata qualunque…

Potrebbe essere descritto così "Too Old To Die Young", esordio discografico dei perugini Cayman The Animal; un susseguirsi di percosse post-hardcore senza fine che, tra stordimento, incredulità e meraviglia, portano l'ascoltatore ad implorare di riceverne ancora e ancora. L'album segna inoltre il debutto della neonata Mother Ship Records, che grazie alla cura per packaging, stampa e grafiche (opera del buon Ratigher) pare proprio partire con il piede giusto.

Che i ragazzi non siano più degli sbarbatelli lo si capisce in un attimo, oltre che dal titolo, dalla convincente struttura dei pezzi e dalla fluida eterogeneità dell'album che si piazza senza fatica in cima alla lista delle migliori scoperte musicali del 2011. K.'S Rondo, traccia d'apertura del disco, è un' ossessiva e frenetica alternanza di stacchi, tempi veloci e decelerazioni mid-tempo, a richiamare quel florido periodo musicale compreso tra la fine degli anni '90 e l'inizio del nuovo secolo. Il tutto viene ampiamente sottolineato nello spassoso videoclip del pezzo, in rete ormai da qualche settimana. Altamente raccomandato. L'album prosegue con gli stacchi "refusediani" di Drinking & Shaving e le bizzarre aperture di banjo (sì, banjo) di It's up to you e The quarter-deck che arrivano ad ammorbidire in maniera mai banale l'aggressiva spigolosità strutturale dei pezzi. Cut you open, unico episodio di costanza ritmica all'interno dell'album, è una scalata a una parete ripidissima; lenta, faticosa, energicamente trascinata, contrae muscoli che nemmeno immaginavamo di avere. I testi, piacevolmente ben scritti, vengono decantati con maestria da una voce nervosa, impaziente, con un piglio costantemente melodico che in più di un'occasione richiama alla mente la duttilità vocale di Daryl Palumbo, sia quello di stampo Glassjaw (Here comes the end Part I, Message in the butthole) sia quello dell'esperienza più pop degli Head Automatica (Underneath the cover). I Cayman The Animal, dopo le strofe quadrate, i ritornelli aperti e la "guitar battle" conclusiva di Keelhauling, accantonano banjo e goliardia, e in poco meno di 2 minuti ci risbattono violentemente all'angolo con The Weirdest answer ever given, urlandoci dritto in faccia che non stanno scherzando. Finito il disco rimane chiara la volontà di porgere l'altra guancia infinite volte in attesa degli stessi undici schiaffi. Premo di nuovo "play" e realizzo di aver appena adottato un nuovo disco. Mi dispiace Roberto.

Voto: ◆◆◆◆
Label:
Mother Ship Records

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