mercoledì 30 ottobre 2013

Porch - Walking Boss (Recensione)

È il tramonto, inizio Ottobre, di un giorno qualsiasi alla fine dei 90's e sono da solo nella mia cameretta. La finestra è aperta e posso sentire l'odore dell'aria entrare da fuori. Le voci e le luci, dalla strada, non sono altro che rumore dissolto tra i fantasmi che sto affrontando. La chitarra è nell'amplificatore, sul canale pulito. Tocco le corde, piano, creando un arpeggio lento dilatato nel tempo, note che seguono nient'altro che il percorso dei miei pensieri. Questa era l'intimità in cui di solito parlavo con me stesso per tirar fuori tutto quanto avessi dentro, leccarmi le ferite e sopravvivere in un mondo di cui non mi ero mai sentito parte. Ci sono suoni capaci di raccontare, o scrivere una storia e altri che, di rado, emotivamente riescono a toccare la tua in modo inaspettato e profondo. È esattamente questa la sensazione che ho ascoltando Walking Boss, l'ultima release dei Porch - per me - tra i dischi più significativi dell'ultimo decennio.
- The Story of a Resurrection -
Porch, da Oakland, CA, band formata all'inizio dei 90's dal chitarrista/cantante Todd Huth (parte della prima lineup dei Primus e a seguire di Sausage e Fearless Frog Brigade), dal bassista Christopher Frey (Today Is Tha Day) e dal batterista David Ayer sostituito da Michael Jacobs nel 1998.
Dopo un EP omonimo pubblicato nel 1993 - per la Mammoth Records - seguito dal full-length album nel 1994, opportunamente titolato Porch - il gruppo è rimasto in silenzio per 17 anni, rompendo le attese nel 2011 con la reunion e una collezione di sette brani - Givin Up che ci porta a - Walking Boss - Oggi.
- Il disco -
Walking Boss è un lavoro naturalmente coerente con i suoi predecessori, tuttavia, è attraversato da una percezione diversa della musica, costruita su emozioni catartiche che mettono silentemente a nudo il percorso di una ricostruzione interiore.
Registrato con il supporto di Tim Green (The Nation of Ulysses), presso i suoi iconici Louder Studios, il disco è concepito su un approccio interamente analogico. Il risultato finale è difficile da descrivere.
Una sensazione  splendida e inaspettata, data da suoni straordinariamente profondi, catturati senza alcun tipo di artefatto, che avvolgono e trascinano in una dimensione incredibilmente intima e il più delle volte dolorosa.
Un viaggio attraverso se stessi, guidati da brani che non vogliono esser incapsulati in una definizione. Si percepiscono, ovviamente, le influenze dei 90's, Codeine, KARP, Unwound e Melvins sono entità che appaiono durante l'ascolto, ma, la verità è che questo disco ha un anima ben delineata e va affrontato così com'è, spegnendo i pensieri.
Ogni solco dell'album è la conseguenza emotiva del precedente e il flusso comincia con un diamante grezzo e raro; una chitarra pulita che porta a una tensione tangibile, fino ad esplodere in un inesorabile crescendo elettrico ("Heart Attack"). Ci sono moltissimi modi per sviscerare sentimenti, sensazioni, rabbia, tristezza o frustrazioni ed è come se i Porch riuscissero a toccarli tutti, con una naturalezza disarmante. Walking Boss alterna splendidi momenti - slow core -  ("Dickhead/ "Ballad of Cruelty" / "Manana") a veri e propri assalti, strutturati e aggressivi ("Tourettes Class" / "Spider Attack" / e la bellissima "Bow to the Clown"), passando attraverso - "Dark Corner" - un incanto che in qualche modo sembra un doveroso omaggio ai Rodan.  L'ultimo capitolo è curato da "2x4" - che da un forte senso di sospensione e pare voglia comunicare - qui cito la band - see what the future may bring  -

Sto scrivendo questa recensione guidato da un forte coinvolgimento personale, verso l'album e tutto ciò che significa per me, anche prescindendo dagli intenti della band - ma, sono assolutamente certo di non sbagliare scrivendo che questo disco tocca la grandezza, come pochi altri del suo genere.
Masterpiece.

Voto: ◆◆◆◆◆
Label: Autoprodotto

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