mercoledì 4 dicembre 2013

A Finnish Contact - In Case We'll Meet (Recensione)

Un contatto freddo. Finnico. Una musica cinematografica, ipnotica, dal sapore spiccatamente "avant". Brevi e semplici parole per descrivere "In Case We'll Meet", avido di ermetismo e di intensità/densità. Niente giri di parole, si va dritti al punto.

La prima traccia, in tal senso, è emblematica. Evoca scene tratte da una vecchia pellicola, di quelle vissute, che dipingono lo schermo di quell'effetto seppia naturalmente acquisito col passare del tempo. Scene di un pranzo di famiglia estivo, in giardino, i bambini che giocano in piscina, il padre seduto a leggere il suo quotidiano, la mamma intenta a cucinare davanti ad un barbecue. Tutto questo è "Detachable Words/Tangled Numbers", ovvero la cerimonia nuziale in cui viene celebrata l'unione tra le atmosfere dei Microphones e le melodie (semplificate) degli Sparklehorse.
"Carraxo Fronte Da Neveira" è il ricevimento. 

Il clima è freddo, glaciale, eppure pixelato di colori caldi qua e la (vedere la copertina). E' un po' come la straordinaria sensazione di tepore che provi quando rientri a casa, fuori la temperatura è sotto zero, il camino è acceso, senti chiaramente il freddo nelle ossa che fa a cazzotti con la pellicola di calore che si è appena formata sulla tua pelle. "Cloud Eyes, Blue Days" è sinestesia allo stato puro: infatti è nuvolosa e blu. "Dance Like a Picciotto" ci dimostra che i nostri hanno appreso e rielaborato (in chiave lo-fi) la lezione dei Radiohead di inizio millennio e che sanno tirare fuori titoli davvero simpatici, mentre "07/03 (Ph. Song, Version #2)" schiude un delicatissimo arpeggio iniziale per poi sorprenderci con subitanei chitarroni shoegaze che ci proiettano in un ambiente a gravità zero. 

E' costante il pensiero che dietro questo lavoro si celino idee "minimal", ma non è facile averne una percezione netta e distinta. Le influenze e le sfaccettature sono tante, il prodotto è realmente intenso, si viene catturati da una maestosità difficilmente associabile al filone minimale. Soltanto a fine tracklist, nel silenzio, si riesce a carpire questa forza invisibile, questo "fare casino senza fare rumore". Con discrezione disarmante. Con il minimo. "Pee Roll (in E)" vede il ritorno di chitarre ad alta tensione che vanno di nuovo a fare da contrasto con il clima generale, creando un quadro spaziale, inizialmente fermo, costellato di piccole luci intermittenti, poi squarciato da una scia infuocata. Tutto il resto non ne risente, continua costante ed imperterrito il suo incedere silente. Chiude il disco "About Gravity And Other Forces", tanto per ribadire il concetto.
Istruzioni su come fare centro. 

Non voglio tornare a casa. 
Voglio rimanere in questa casa.  
Voglio rimanere in questa piscina vuota. 

Voto: ◆◆◆◆
Label: Kohlhaas/Under My Bed Recordings


0 comments:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Licenza Creative Commons

 
© 2011-2013 Stordisco_blog Theme Design by New WP Themes | Bloggerized by Lasantha - Premiumbloggertemplates.com | Questo blog non è una testata giornalistica Ÿ