lunedì 10 febbraio 2014

Antonello Recanatini - Abruzzo Invented Punk (Recensione)

Devo dire che le premesse che scaturivano dalla cartella stampa di questo Abruzzo Invented Punk mi hanno incuriosito. Dalla nomea di cantautore sci-fi/folkpunk dell'autore Antonello Recanatini alla promessa di testi maturi e intellettualmente rilevanti mi sono messo all'ascolto dell'album con buone aspettative. Perlopiù, ahimè, non confermate.
Nonostante il titolo Abruzzo Invented Punk è un disco esclusivamente folk. Non è questo un male sia chiaro, anche perchè per i primi brani si cambia registro spesso e volentieri passando dalle suggestioni di frontiera, acuite dai fiati, della title track alla calma riflessiva e crepuscolare di “Old Synthax”, aggiungendo anche una voce femminile efficace solo a tratti in un paio di brani (meglio in “Glinting” che nella fiacca “Miriam”). Pian piano però le invenzioni stilistiche scompaiono, e che il ritmo si faccia un po' più sostenuto in “Geodesia” rispetto al resto non basta a risollevare l'attenzione. Cerco quindi di spostarla sul fronte dei testi, e qui le cose vanno un po' meglio: pur non ritrovando in maniera così roboante la “critica al potere prestabilito ed alla sua capacità di allineare l'individuo” annunciatami non si può non dare a Cesare quel che è di Cesare.

Antonello rimane perlopiù nel solco dell'amore, comunicando l'incomunicabilità (perdonatemi la ripetizione) acuita dai moderni mezzi di comunicazione come nella title track, mostrando tragiche storie di assuefazione e reclusione in cui le colpe ricadono anche sugli istituti volti ad aiutare i protagonisti della storia (“Broadway 39”) e prendendo a prestito Kerouac in “Old Buddy”. E' la solitudine a fare da altro tema ricorrente, a volte lenita da qualcuno al nostro fianco a volte acuita dalla sua assenza, ma il fatto che nella conclusiva “The Fall Of The Central Galaxy” (proposta anche in una non troppo dissimile versione remixata) le strofe iniziali recitino “Are leaving the planet my thoughts/ lifting drones of quasars and velvet lights/ testifying the past/ lost thru the mass all loves” lascia poco alla speranza che fra i due sentimenti citati sia il primo a risultare vincitore.

Una bilancia quindi abbastanza in parità quella di questo AIP, che va a pesare però dalle parte delle mancanze a causa di un cantato non all'altezza: se il disco non decolla infatti molto lo si deve ad una prova poco emozionale dello stesso Recanatini, che mantiene un registro monotono per tutta la durata dell'ascolto e cadendo anche in qualche passo falso qua e là. Un difetto non da poco quando tutto si appoggia quasi esclusivamente su chitarra e voce, e che inficia anche l'atmosfera ricreata nei brani più coinvolgenti. Apprezzo l'onestà ed il sentimento che scaturiscono dai dodici brani (più remix) qui raccolti ma Antonello Recanatini riesce a farli apprezzare più con la penna che con le note, e non tutti temo saranno abbastanza anglofili per poter apprezzare la sua scrittura...io per primo se non avessi avuto la possibilità di leggere i testi.

Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Nova Feedback Records

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