Look da fata dei boschi e voce
ammaliante, così si presenta Amanda Rogers con questo suo Wild, un
album che di selvaggio ha però solo il titolo. Ben legata ad un
pop-folk col piano sempre in evidenza, Amanda raramente si lascia
andare ad atmosfere grintose, preferendo arrangiamenti tranquilli su
cui la sua voce solare si trova maggiormente a suo agio. Spinta da
una vena compositiva particolarmente prolifica la cantautrice nativa
di New York per questo suo nono album sforna addirittura la bellezza
di venti pezzi, non riuscendo però nell'impresa (invero proibitiva)
di mantenere uno standard qualitativo sempre alto.
Gli arrangiamenti più estrosi
ed allegri sono sicuramente quelli che spiccano qualitativamente
all'interno di Wild. La doppietta “Honey You'll Bee” e “More,
More, More” ad esempio, fra i ritornelli canticchiabili e
smaccatamente pop della prima a cui strofe dal ritmo ben più
coinvolgente donano un'efficacia che contagia anche la seconda, dal
piglio ancor più solare. Piacevoli, anche se ben più riflessive
nelle atmosfere, anche la plumbea “Can't Stop” e “Light
Sleeper”, uno dei rari momenti in cui Amanda butta nella mischia
chitarre elettriche che restano comunque sullo sfondo, come succede
anche nelle meno efficaci “10c Songbird” e “Sad Song”
(paradossalmente tutt'altro che triste). Fin qui tutto bene, come
dicevano anche ne "L'Odio di Kassovitz", ma come in quel film la
situazione è destinata a cambiare.
Qualche arrangiamento gradevole
ed una voce molto piacevole non bastano infatti a reggere il peso di
un'opera così monumentale, in cui Amanda fa di tutto per garantire
una buona varietà ma cadendo così in alcuni passi falsi: “Walking”
e “Sweet Sleep”, quasi esclusivamente affidate a voce e piano,
non hanno la carica emozionale necessaria a farsi ricordare, “And
The Birds Will Sing” col suo lento incedere si fa presto soporifera
(salvo regalare un buon finale che arriva purtroppo troppo tardi),
“Ol' Bag Of Bones” ha una buona atmosfera ma crolla sotto il peso
di una eccessiva ripetitività. L'impressione generale è che Amanda
si trovi più a suo agio con le atmosfere allegre, a cui riesce a
trasmettere il suo spirito solare, ma qualche sbandata capita anche
in questi casi ed il country pop banale e nostalgic-patriottico di
“The State I'm In” è lì a dimostrarlo. Il vero peccato capitale
però la cantautrice statunitense lo commette proprio alla fine, con
una versione soporifera ed evitabile di quella “Creep” che i
Radiohead stessi ormai disconoscono e che forse (se siete deboli di
cuore NON LEGGETE QUANTO C'E' SCRITTO DOPO LA CHIUSURA DELLE
PARENTESI) addirittura Vasco Rossi ha saputo “omaggiare”
(bestemmia) in maniera migliore.
Wild è uno di quegli album che
vanno bene per gli sterminati panorami delle lunghissime higway degli
Stati Uniti, intriso in certi momenti di quello spirito country che
le radio dello Utah cercano di inculcarti a forza senza darti
alternative (non passate tre giorni a girare in macchina quello stato
senza dischi se non amate la quadriglia, fidatevi di chi c'è
passato) ma capace di coinvolgere solo quando osa un po' di più e
lascia indietro la tradizione per un minimo di sperimentazione
all'acqua di rose. Amanda Rogers non voleva di certo sconvolgere il
mondo della musica con questo doppio album, ma manca per larghi
tratti anche l'obiettivo di coinvolgere coi suoi brani l'ascoltatore.
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Do It Together Records/ W//M Records
Label: Do It Together Records/ W//M Records
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