martedì 1 aprile 2014

I Am Oak - Ols Songd (Recensione)

Lo sconforto mi coglie ascoltando "I Am Sound" e "Yojihito", i due brani iniziali. Il primo lascia di stucco; è impossibile non pensare a "No Surprises" dei Radiohead. E' impossibile non accorgersi che il pezzo non funziona, che per aprire un disco c'è bisogno di altro, di meglio. Il secondo è praticamente il clone di "Grown", punta di diamante del precedente (quasi capo)lavoro "Nowhere or Tammensaari".

Ed ecco perchè ci si aspettava tanto da questo "Ols Songd", nuova uscita targata I Am Oak. Complicato replicare l'intensità e la freschezza dell'immediato passato, difficilissimo fare meglio. Sia chiaro, nessun tradimento d'intenti; gli olandesi danno continuità al filone slow-folk che loro stessi hanno contribuito ad indorare negli ultimi anni. Soprattutto dimostrano di essere ancora capaci di creare canzoni di rara bellezza.

"Kites In The Canopy", unico brano lanciato in anteprima un mesetto fa, si veste di nuovi abiti pop, eleganti, intriganti. "Islands More Islands" ricorda molto "Famine", stavolta semplicemente per la premiata ditta "strofa sussurrata-esplosione corale sul ritornello-outro delicato" che tanto identifica il progetto. Tanto quanto la voce di Thijs, intatta nella sua particolarità, sempre più marchio di fabbrica. "Firm Hands" ribadisce e fissa i concetti della lezione, rimanendo però troppo controllata, arrivando al traguardo priva di un acuto di cui si ha il sentore ma che non arriverà mai.

Molti brani sembrano avere potenzialità inespresse, tarpate da minutaggi troppo corti e soluzioni a volte frettolose. Fa molto meglio "Honeycomb", che salva definitivamente il disco dalla non sufficienza. Anch'essa però grida vendetta, usurpata di una potenza emotiva che avrebbe potuto/dovuto essere devastante. In chiusura "Birches" regala un degno finale al disco: anafore liriche e strumentali che si protraggono in crescendo lungo tutta la seconda metà del pezzo, svettano nel cuore dell'ascoltatore e poi muoiono improvvisamente, in pieno stile I Am Oak.

Curato di certo, voluto fortemente, non ci sono dubbi. Nonostante ciò ci ritroviamo di fronte ad un lavoro fatto di se e di ma, di potenziali inespressi, di momenti che non possono non lasciare interdetti o eventualmente delusi, a metà tra sentimenti di parte e non. La corrente invisibile, costante, che costringeva l'ascoltatore completamente in balia del flusso ora appare intermittente.

Di contro, restano pure ed incontaminate le solide strutture alla base di un progetto che ha saputo donare rinnovata energia ad una scena folk sempre più trascurata, messa inevitabilmente in ombra dalla dozzinalità delle sue forme meno privilegiate che (e questo è poco ma sicuro) non reggerebbero il confronto con nessuna delle opere di ben altri, sapienti menestrelli.

Voto: ◆◆◆◇
Label: Snowstar Records

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