Hanno stile i June And The Well, è
innegabile, così come è innegabile che buona parte di questo modo
di fare musica pianti salde radici negli anni 90, in un modo di fare
rock che non era punk ma aveva quell'urgenza, che non era grunge ma
ne veicolava, ammorbidito, il disagio, che non era pop ma ti entrava
in testa immediatamente. Emo mi dicono dalla regia, ma ormai
emo l'ho sentito associare a talmente tante cose diverse che non so
più cosa pensare, e non è comunque importante: quello che conta è
che, parentele o no, la band pesarese con questo Gudiya riesce
a dimostrarsi all'altezza di quel periodo ma, ahimè, senza uscire
troppo dal seminato.
Francis,
brano apripista dell'ep, è un concentrato di quanto illustrato
sopra: incipit a mettere in mostra le distorsioni, strofa tranquilla
ad avvolgere di suggestioni pop l'ascoltatore, ritornello in cui le
distorsioni tornano a farsi sentire ma senza strafare almeno fino al
finale dal ritmo dimezzato. Ma c'è la sorpresa: il finale non è il
finale. La canzone continua con una lenta progressione dal mood
malinconico che sfocia in una conclusione solare che rimane subito in
testa, tanto che vien da chiedersi se non sarebbe stato meglio usare
l'idea per un pezzo a sé stante. Non presenta invece di tali
sorprese Gudiya, visto
che scorre abbastanza prevedibile fra una piacevole strofa leggera,
pre-chorus che alzano il volume (ed in uno entra, in maniera
inaspettata ed azzeccata, anche qualche nota di piano) e ritornelli
in cui viene messa in mostra la vena punk, più nelle intenzioni che
nelle distorsioni. L'arpeggio iniziale di From The Ashes Of
Your Heart porta invece diretto
ad un breve sfogo chitarristico che mi ha ricordato i cari vecchi At
The Drive-In,
ma è un fuoco di paglia destinato a spegnersi in strofe che cercano
di far crescere una tensione che non trova sfogo nei ritornelli: qua
e là qualcosa di buono, ma il brano risulta il più debole
dell'intera produzione.
Quello
più meritevole, invece, è indubbiamente S-Low,
e non solo per la presenza della voce sognante di Matilde
Davoli:
il ritmo lento, le distorsioni perennemente presenti, i piccoli
particolari che la caratterizzano (il modo in cui si apre la seconda
strofa dopo un tranquillo arpeggio e lo stop and go presente nella
stessa sono da manuale), il modo in cui la voce femminile e la musica
si sposano nei ritornelli...funziona tutto, dall'inizio alla fine.
Stacco
netto con la seguente Fountains,
in cui il ritmo si alza nuovamente ma le strofe sono più nervose,
spezzettate, con un effetto piacevole che si distacca un po' da
quanto proposto nella prima metà dell'ep. I ritornelli qui fanno da
sparring partner, passano veloci senza colpo ferire ma si sposano
comunque bene col resto, cosa che invece non fa la pausa a base di
arpeggi che arriva a metà brano: piacevole ma mal amalgamata col
resto, ha la pecca aggiuntiva di sfociare in un finale distorto che
cerca di ricreare, tardivamente, una tensione che ormai si è
dispersa. Di tutt'altra pasta la conclusiva The
Bend,
in cui è il lato più propriamente pop a prendere il sopravvento: la
canzone si fa canticchiare fin dai primi ascolti, scarna e
malinconica all'inizio con la sola chitarra e voci sovrapposte a
prendersi le luci della ribalta, ma pronta a crescere pian piano
verso un finale in cui gli altri strumenti arrivano a rischiarare
l'atmosfera con la loro energia (pure il piano, ancora seminascosto
ma comunque efficace).
Fanno
il loro sporco lavoro i sei brani di questo Gudiya,
pur con qualche sbavatura, ed è innegabile che un brano come S-Low
meriti tutte le attenzioni del caso, ma nel modo pur personale di
fare musica dei June
And The Well
sembra comunque mancare qualcosa...forse una spinta ad osare un po'
di più in certi frangenti, visto che mi vien da pensare a cosa
avrebbe potuto essere Fountains
se il nervosismo chitarristico delle strofe fosse stato sviluppato
aumentando la tensione invece che smorzandola all'improvviso.
Rimangono comunque da segnalare l'uscita dell'ep per la storica
etichetta giapponese Waterslide
Records e,
soprattutto, la storia che sta dietro al titolo: Gudiya
è infatti una bambina indiana al centro di un episodio di violenza
sessuale, evento che ha portato la band a dedicare a lei il disco e
ad inviargliene una copia. Quando la musica ha (anche) un cuore è
giusto metterlo in risalto, bravi!
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Waterslide Records
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