Dopo due anni di lunga attesa finalmente i Foals ci deliziano con il nuovo album, intitolato What Went Down. Per un totale di 48 minuti, l'album si apre con la traccia omonima (e primo singolo) che già dice molto di loro: chi ben conosce la band di Oxford avverte le sempre nuove esigenze espressive e la volontà di ricerca di un suono sempre diverso, ma che rimanga allo stesso tempo fresco e riconoscibile. Il sound del primo disco sarà sempre diverso e costruito differentemente dal secondo, quest'ultimo dal terzo e il terzo dal quarto. Se vi interessa quell' Indie Rock inglese e super-ballabile da Bloc Party, Metronomy o Bombay Bicycle Club, questo lavoro fa sicuramente per voi. La particolarità di questo disco (e della band in generale) è il fatto che riesce a mescolare perfettamente musica strumentale, musica elettronica e l'onnipresente e magnifica voce di Yannis Philippakis. Basti ascoltare la prima traccia (What Went Down) e la terza (Birch Tree ) in successione per accorgersi del lento passaggio da Rock a Electro-Rock, passando per Mountain at My Gates, che è un ottimo compromesso tra le due cose. L'album si apre verso Give it All e la galoppante Albatross, che rimane la traccia più cupa e interessante dell'album (per certi versi simile all'oscurità degli Interpol). Segue Snake Oil, la traccia più Rock e scatenata del disco (molto molto Strokes, ma meno banale), al pari di Inhaler di Holy Fire, per intendersi. Night Swimmers è la traccia che meno mi ha stupito: immagino sia anche divertente da suonare, ma è piuttosto boriosa a lungo andare e non l'avrei inserita nell'album. London Thunder è la traccia più lenta e rilassata in assoluto e la più minimal (da primi posti in una Top 5); Lonely Hunter è la traccia orecchiabile e pop, con rimembranze dei colleghi Arctic Monkeys (ultimo periodo). L'album si chiude con A Knife in the Ocean, la più tesa e tormentata. Un' ottima chiusura.
Adesso andate e comprate.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Transgressive Records, Warner Bros. Records
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